Una sera mi chiamano i ragazzi del M5S di Parma, mi chiedono se voglio aiutarli con i miei disegni, la mia satira. Lì per lì rispondo che già li definiscono grillini per un comico, se ci si mette pure un autore satirico passeranno per cazzoni. Mi chiedono di vignettare la loro campagna a sindaco, ma prima voglio conoscere Federico Pizzarotti. E’ stato una sera di qualche mese fa, Federico era già quello di oggi. Tale e quale, mancava l’ufficialità. Quella sera, attorno a un tavolo, iniziamo dal mio compenso, poiché mi chiedono una prestazione professionale. Un attimo dopo ci accordiamo su una cifra pari a zero, messo a bilancio nei 6.400 euro del costo totale della campagna. Jacopo e Nicolò, i miei figli, sono i primi, mentre li porto all’asilo, a riconoscere i disegni di papà sull’autobus. Adesso che Federico è Sindaco spiego ai miei figli che cos’è un sindaco. Ma non gli basta, lo vogliono vedere, vogliono vedere che faccia ha. E’ come quando siamo andati in piazza il 25 aprile, spiegavo loro che si festeggiava la Liberazione e i partigiani. Ma loro no, Jacopo soprattutto, non volevano vedere il monumento, “Voglio vedere un partigiano vero!”. Per fortuna non ci sono armi da imbracciare, né monumenti da erigere e il nuovo sindaco è lì che parla, ai microfoni di mezzo mondo (l’altra metà l’ha già intervistato), è uno di noi, identico a quella sera in cui mi ha chiesto di aiutarlo, con la mia matita, in trattoria.

 

Non sono andato sotto i portici del Comune, dopo l’esito del ballottaggio, sono rimasto con i miei figli, abbiamo tolto le erbacce in cortile e poi le abbiamo portate nel cassonetto. A tavola, con la mamma, abbiamo parlato di una città e di cosa fa un sindaco. Mentre Jacopo e Nicolò elencano le regole per amministrare (sparecchiare, contare i pennarelli, fare l’appello… i loro parametri della scuola materna) mi viene in mente un amico, Giuseppe Mesa: due anni fa ha guidato la lotta in città che ha fermato le ruspe di chi voleva fare inutili e devastanti parcheggi interrati, una lotta di cittadini senza partito se non quello civico di impegnarsi, vincendo. Giuseppe mi parlava di quando si usava questa frase “prendete gli uomini migliori e metteteli a comando delle cose più preziose, poi controllateli come fossero i peggiori”. Penso a Federico Pizzarotti, a quel migliore da controllare come fosse il peggiore, perché sappia dare ciò di cui è capace, il meglio. Mi riprende Jacopo “Papà, ma tu non ci vai a fare il sindaco?”. Lo spettino con una carezza e rispondo “No e sai perché?”. Lui “Perché dopo non hai tempo per stare con la tua famiglia!”. Meno male che è sindaco Federico!

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