I grandi terremoti (magnitudo 5.5 o superiore) sono il più devastante di tutte le calamità naturali per la vita umana e per le cose. Il recente terremoto in Emilia e quello in Abruzzo (aprile 2009) hanno avuto conseguenze tragiche per l’Italia.

Gli studi scientifici che portano alla previsione di grandi terremoti, con sufficiente anticipo, hanno quindi un grande significato per l’umanità. Purtroppo, ad oggi, nessun metodo affidabile è stato sviluppato: se si possono avere successi applicandoli su scale dei tempi geologiche, quando essi vengono applicati ad una scala umana, che richiede tempi precisi, la localizzazione e l’intensità sono fattori non facili da definire esattamente.

Notevoli cambiamenti nella concentrazione di Radon, un gas radioattivo emesso naturalmente dal terreno, sono stati osservati in molte zone soggette a terremoti pochi mesi o giorni prima, durante e dopo un grande terremoto. Tale comportamento è stato osservato in miniere profonde, in cantine e pozzi in cui le fluttuazioni indotte sulla concentrazione di radon a causa di altri fattori ambientali possono virtualmente essere escluse. Pertanto, si è tentati di prendere in considerazione un’improvvisa irregolarità della concentrazione di radon, per giorni e giorni, in particolare nei pozzi profondi in una zona sismica, come un presagio potenziale per un terremoto.

Un argomento standard per giustificare scientificamente la variazione della concentrazione di Radon disciolto in faglie e pozzi d’acqua prima, durante e dopo un terremoto in quella zona, è la variazione nel rilascio dei gas intrappolati nelle rocce della crosta terrestre dovuto al collasso dei pori e/o apertura di micro-fratture causati da variazioni di stress.

Recentemente, insieme ad un collega dell’Università della Tuscia, Fabrizio Aumento, abbiamo proposto [1,2] un affinamento del metodo del “Radon precursore”, basato sui risultati di una rete di dodici stazioni multiple, sincrone, di monitoraggio della concentrazione di Radon. I nostri lavori sono stati presentati a Conferenze scientifiche internazionali, ma nessun finanziamento è arrivato in Italia, anche a causa delle polemiche su questo tipo di studi. Queste polemiche a noi non interessano, interesserebbe essere messi in grado di portare avanti scientificamente un programma di ricerca serio.

Sulla base di studi a lungo termine, esistono alcuni precursori dei terremoti: i cambiamenti nella concentrazione di ioni in acqua, variazioni nella concentrazione di Elio, Neon, Argo, Radon e Azoto nell’ambiente della zona interessata, la anormalità del comportamento in alcuni animali, la presenza di lievi scosse prima di un grande terremoto, l’improvviso cambiamento del livello dell’acqua in alcuni pozzi, le deformazioni del suolo. Ma la maggior parte di questi precursori sono soggetti a influenze così diverse che si comportino in modo irregolare e, pertanto, sono stati poco conosciuta finora, rendendo previsione dei terremoti una questione controversa.

Il radon può essere un precursore di terremoto efficace, se un metodo di valutazione molto raffinato è impostato in modo da spiegare ed eliminare le altre variazioni di Radon non collegate ad un possibile terremoto. Un perfezionamento del metodo del Radon – per il quale eventualmente rimandiamo ai lavori scientifici sopra citati – si è rivelato efficace nell’area di Bolsena/Bagnoregio/Civita/Montefiascone (Alto Lazio), basandosi sui risultati di una rete di dodici stazioni multiple di monitoraggio: la nostra proposta è di rompere la rete di diffidenza su questo tipo di ricerche. Non ci definiamo maghi o santoni, ma vogliamo semplicemente affinare la robustezza scientifica del metodo del Radon per prevedere terremoti: credo che in Italia valga la pena di provarci.

[1] M. Zucchetti, F. Aumento, “Radon Flux Variations as Earthquake Precursors”, NURT Conference Proceedings, La Habana, Cuba, Feb. 2011, pp. 101-105, ISBN 978-959-7136-79-8.
[2] Luís Neves, Susana Barbosa, Alcides Pereira, and Fabrizio Aumento, “Soil-gas radon concentration monitoring in an active granite quarry from Central Portugal”, Geophysical Research Abstracts, Vol. 12, EGU2010-8006, 2010, EGU General Assembly 2010.

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