Nel 2004 era solo un gruppuscolo di partitini della sinistra radicale greca, che mettendo insieme le proprie forze alle elezioni politiche avevano strappato il 3,3 percento dei voti. Nel 2007 si sono issati fino al 5%. Oggi Syriza si candida ad essere il primo partito di Grecia e a vincere le elezioni di domenica, probabilmente le più delicate della storia dell’Unione Europea. Alex Tsipras, il giovane leader del partito (38 anni), ha promesso di mantenere la Grecia nell’Europa e nell’Euro, ma vuole discutere da capo il “memorandum” che detta la linea alla politica ellenica in cambio dei finanziamenti che servono a evitare la bancarotta. I sondaggi parlano di un testa a testa con i conservatori di Nuova Democrazia di Antonis Samaras. I sostenitori di Syriza ci credono e come il loro leader, allontanano scenari apocalittici: “Se vinciamo non sarà la fine dell’euro”, commenta un ragazzo, “ma l’inizio di un nuovo corso di liberazione per i popoli europei”. Di certo, non è la prospettiva del default a mettere paura: “Cosa significa fallire?”, chiede Aris, ingegnere civile di 29 anni, disoccupato. “Noi siamo già falliti, come paese: abbiamo 2 milioni di disoccupati, 25 mila persone che vivono in strada solo ad Atene, migliaia di persone che avevano un lavoro e una vita stabile e oggi per mangiare devono fare la fila alle mense pubbliche” di Tommaso Rodano

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