La prima circolare era stata talmente drastica da lasciare di sasso gli impiegati degli uffici del Comune di Torino. Quest’estate, scriveva il direttore generale Cesare Vaciago, niente condizionatori salvo deroghe per comprovata necessità. I primi a protestare erano stati i presidenti delle dieci circoscrizioni, poi era iniziata una fase di riesame e valutazione. Infine il risultato finale: non autorizzare il funzionamento dei condizionatori al di sotto dei 28 gradi (leggi il testo) e vigilare che non vengano accesi o non rimangano in funzione al di fuori dell’orario di ufficio.

A fine mese dalla direzione generale arriva una nuova circolare, firmata sempre da Cesare Vaciago, city manager dal 1998, che recita: “Pur permanendo l’esigenza di ridurre i consumi elettrici, l’amministrazione farà in modo di garantire la limitazione dei disagio derivante delle alte temperature estive attraverso una regolazione più accurata degli impianti stessi. Si ritiene dunque di adottare quale criterio di riferimento una regolazione degli impianti centralizzati che preveda l’attivazione in caso di raggiungimento di temperature interne superiori ai 28°. Il funzionamento sarà limitato al tempo della presenza in ufficio dei lavoratori dalle 8 alle 16,30, programmando lo spegnimento entro un’ora dal termine del normale orario di servizio”.

L’ufficio stampa del Comune non ha mandato nessuna notizia e né il Sindaco né gli assessori hanno commentato la decisione che – al di là delle difficoltà che ci saranno a controllare puntualmente l’applicazione – è un’assoluta novità. Per trovare esempi analoghi bisogna andare alle recenti campagne che si sono svolte in Giappone o in Cina. Né il notiziario Ecodallecitta.it – che segue da anni il tema dei consumi da condizionatori – né il professor Lorenzo Pagliano, esperto del Politecnico di Milano, hanno finora trovato altri esempi di disposizioni così restrittive.

Abbiamo chiesto al direttore Vaciago se avessero preso in considerazione l’ipotesi di diventare una sorta di caso-pilota.
“Francamente no. La nostra non è un’operazione di comunicazione, ma solo dettata dalla necessità e dalla volontà di fare, come si dice adesso, la spending review fino in fondo. Ma saremmo orgogliosi se, stimolati dalla nostra circolare, altri faranno meglio di noi.”

Perché è stata annunciata solo adesso?
“E’ noto che le difficoltà economiche dei Comuni sono emerse maggiormente dopo l’estate 2011. E l’ energia elettrica costa di più. Abbiamo avuto bisogno di ulteriore tempo, inoltre, per rinegoziare il contratto col nostro fornitore, ossia Iren.”

Quanto contate di risparmiare?
“La sola disposizione sui condizionatori estivi potrebbe valere 100 mila euro (non ci sono contatori per i soli condizionatori, ndr) ma con altre misure su illuminazione e riscaldamento contiamo di arrivare a 2 milioni.”

E i lavoratori? Finora non è ancora successo che la temperatura negli uffici sia arrivata a 28 gradi. Claudia Piola, segretaria responsabile della contrattazione e della Fp Cgil nel Comune di Torino, vede il bicchiere mezzo pieno, dato che i condizionatori non saranno del tutto spenti: “Questa nuova disposizione mi pare dettata dal buonsenso: va bene il risparmio energetico ma non si può obbligare i lavoratori a stare tutto il giorno sotto il sole cocente, in un forno. Non si può risparmiare sulla salute delle persone”. In Italia non c’è una legge che fissi una temperatura limite. Le indicazioni “di buon senso” che forniscono gli esperti riguardano piuttosto lo sbalzo fra temperatura interna ed esterna, che non dovrebbe mai superare i 5 o 6 gradi. “No, infatti, non ci sono limiti precisi. Anche perché i limiti di sopportazione sono soggettivi, dipendono dall’età, dalle condizioni di salute e da molti altri fattori”. La circolare specifica che i condizionatori dovranno essere spenti al termine dell’orario di servizio. Ma prima, allora, rimanevano accesi tutta la notte? “Non conosco i dettagli, ma evidentemente qualcuno li lasciava accesi per trovare l’ufficio già fresco il mattino dopo”.

Intanto la conferenza dei capigruppo ha respinto la proposta dei consiglieri di Sel di fare una deroga per i mesi estivi all’obbligo di giacca e cravatta durante il consiglio comunale, in modo da poter spegnere anche lì i condizionatori. La motivazione – di tutti gli altri gruppi compresi, a sorpresa, i 5 stelle – è che per il decoro delle istituzioni i consiglieri possono anche patire il caldo ma non togliersi giacca e cravatta. Ammesso che la circolare dei 28 gradi sia applicabile anche alle sedute di consiglio, che sono aperte al pubblico.

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