Non conosco la vita di redazione del Fatto. Conosco poco Travaglio e Gomez, pur avendo lavorato nello stesso giornale un po’ di anni fa (La Voce di Indro Montanelli). Quindi non entro nel merito delle colorite affermazioni di Luca Telese sul Corriere della Sera che fanno riferimento a questioni interne di redazione. Ma alcune osservazioni di carattere generale vorrei indirizzarle all’ex giornalista del Fatto, che si appresta a fondare un suo giornale.

1. Un giornale non è una democrazia: il mio primo direttore Orazio Mazzoni (ex Il Mattino) diceva che un giornale non è una democrazia. Assomiglia invece a una caserma. Ci sono generali, colonnelli, capitani, soldati. Se i soldati decidono come fare la guerra, allora è il caos. Nei giornali c’è un direttore, un vicedirettore, i capiservizio, i cronisti. Se il responsabile di una sezione – ad esempio le pagine di Politica – vuole decidere la linea del giornale, allora è il caos. Inoltre, diceva Mazzoni, se i cronisti vogliono decidere quale notizia far uscire, allora il giornale rischia di non andare in edicola. Per queso motivo esiste un direttore e un vice. Quindi: quando Telese dichiara al Corriere che era stufo di alcuni titoli (l’esempio di “Parmacotti”), oppure che il Fatto dava troppo spazio al Movimento 5 Stelle o che demoliva invece di costruire, dimostra che forse voleva decidere lui la linea di un giornale, scavalcando il ruolo del direttore e del vice. Telese può proporre, segnalare, indicare, ma non spetta a lui decidere la linea di un gionale. E’ sempre stato così nella storia del giornalismo. Queste sue dichiarazoni hanno invece il sapore di protagonismo, di prima donna non compresa, di un ruolo che gli stava talmente stretto da voler fondare un giornale e diventare lui stesso un direttore responsabile.

2. Un giornale fa una sola cosa: informare. Telese dice che – a suo avviso –dopo la caduta di Berlusconi il Fatto doveva cambiare “tutto”, quindi proporre e costruire, invece di “demolire”. Travaglio, a quanto pare, gli ha risposto che non bisognava cambiare “nulla”. Ed ha ragione. Il ruolo di un giornale è informare, scovare le notizie, i fatti, e pubblicarli. Se la politica ruba, lo si scrive. Se la finanza ruba, lo si pubblica. Se le banche truffano, si va in prima pagina. Se la sanità, la scuola, i trasporti, l’economia, la cultura – e l’elenco è lungo – non funzionano, lo si denuncia. Forse Telese confonde pubblicare una notizia con “demolire”.

3. Il Fatto e le critiche a Beppe Grillo: anche su questo tema Telese mostra poco equilibrio. Dice che al Fatto considerano che “Grillo è Gesù” e “Casaleggio è un guru”. Non voglio fare il lungo elenco degli articoli critici che il Fatto ha pubblicato contro il comico genovese e il Movimento 5 Stelle, oppure gli editoriali di Gomez in cui non risparmia giudizi e valutazioni di un certo peso. Sarebbe come sparare sulla croce rossa. Ma voglio però portare un esempio personale: in questo mio recente post sul Fatto ho sparato uan bordata proprio contro Casaleggio e nessuno mi ha censurato in redazione. Quindi non mi pare che Telese legga attentamente il suo (ex) giornale.

Infine, a mio avviso, quando si lascia una redazione lo si fa con il meno clamore possibile. Non è certo una lezione di grande stile citare in una intervista il cognome di un collega per ben sette volte. Le malelingue potrebbero pensare che è una questione personale.

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