Sulla mappa del calcioscommesse italiano emerge prepotentemente la città di Genova. Oggetto principe delle indagini della Procura di Cremona sembra essere diventato adesso il derby Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011: quando il Genoa vinse per 2-1 con un gol dell’argentino Boselli in pieno recupero decretando la retrocessione della Samp (che divenne matematica la domenica seguente). Pochi giorni fa, nel disporre gli arresti domiciliari per Milanetto (ora al Padova, al tempo al Genoa) il Gip di Cremona Salvini scrisse che su quella partita “si sono allungate pesanti ombre“. Oggi emerge, dalle trascrizioni dell’interrogatorio di garanzia di Milanetto davanti a Salvini e al Pm Di Martino, di cui è in possesso l’Ansa, che la Procura di Cremona è a conoscenza di fatti “che avranno un effetto devastante”.

“Sarà la cosa peggiore di quella che è capitata in questa inchiesta” avrebbe detto il pm Di Martino, prima di precisare che a Milanetto non è stata fatta alcuna contestazione formale in merito a quella partita, in quanto l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip non è la sede per poterla fare. Per la cronaca, bisogna ricordare che quel derby ebbe un epilogo piuttosto curioso. Fu deciso infatti in pieno recupero da un gol di un giocatore entrato in campo da pochi minuti, e che qualche settimana dopo lascerà il Genoa. Strana per la procura anche l’esultanza di Milanetto, l’autore dell’assist per gol decisivo, che si rivolge polemicamente ai tifosi prendendoli a male parole. Anche Milanetto a fine stagione lascerà Genova dopo 5 anni per andare al Padova.

“Durante il derby poiché la tifoseria della gradinata nord ci contestava a gran voce di non giocare a sufficienza e con vigore, quando passammo in vantaggio al 96′, su mio assist, esasperato mi rivolsi ai tifosi e inveii contro i tifosi dicendo anche ‘bastardi‘ (…) La telecamera mi riprese. Mi trovai nei giorni successivi in difficoltà e chiesi anche scusa con un comunicato stampa, ma ciò sembrò non bastare. Telefonai quindi a Sergio, che conoscevo da anni come tifoso ma non esagitato, pregandolo di intervenire sull’area dei tifosi più agitati, per calmarli”, dice Milanetto durante l’interrogatorio. E il ‘Sergio’ cui si riferisce è il pregiudicato bosniaco Safet Altic: personaggio cardine dell’inchiesta, collegato al clan mafioso dei Fiandica e attualmente in carcere per traffico internazionale di stupefacenti.

“Conoscevo Sergio anche in quanto frequentava con altri tifosi il ristorante ‘Edilio’ con altri compagni insieme a Fabrizio, a Leopizzi e ad altri – prosegue Milanetto – Prima dell’ultima partita Genoa-Cesena, che seguì Lazio-Genoa (il famigerato e ‘attenzionato’ 4-2 ndr.), dovetti anche fare un’intervista televisiva, su richiesta di Leopizzi, che mi telefonò continuando a chiedere conto del mio comportamento nei confronti dei tifosi”. Altro personaggio chiave dell’inchiesta, Leopizzi – un passato in formazioni di estrema destra e diversi procedimenti penali a carico – è stato iscritto oggi nel registro degli indagati dalla Procura di Cremona per associazione a delinquere e frode sportiva e sarà sentito domani dal Pm Di Martino.

LE ACCUSE SI AGGRAVANO PER IL GROSSETO
Dalle “pesanti ombre” su Genova che si tramutano nella “cosa peggiore di quella che è capitata in questa inchiesta”, giù lungo la Via Aurelia si arriva a Grosseto, dove la situazione appare altrettanto compromessa. La società ha patteggiato in sede di Giustizia Sportiva una pena di 6 punti da scontare nel prossimo campionato, pur essendoci sospetti su ben otto partite della squadra. Ma le cose potrebbero peggiorare drasticamente. Già ieri il brasiliano Joelson nel suo interrogatorio davanti al Gip Salvini aveva coinvolto la società e il presidente Camilli in un tentativo di combine nella partita con l’Ancona (terminata poi 1-1). Oggi ha fatto lo stesso Turati.

Interrogato anche lui a Cremona, Turati avrebbe accusato Camilli di avere comperato la partita Salernitana-Grosseto (su cui fino ad ora non c’erano indagini né sospetti) da un suo ex giocatore (si parla di Stendardo, ex Grosseto al tempo alla Salernitana ndr.) che vantava crediti nei confronti della sua società. Il presidente del Grosseto avrebbe pagato i premi che doveva al calciatore e avrebbe ottenuto così la sua disponibilità ad accomodare la partita. Così nell’interrogatorio: “Faccio presente che vincemmo questa partita 4-3 e che non se ne parla nell’ordinanza che mi è stata notificata. Il nostro presidente Camilli, in pratica l’aveva comprata, cioè aveva fatto in modo che noi vincessimo. Lo seppi la settimana successiva da Carobbio che lo aveva sentito dal collega Mora“.

“Mi rendo conto – aggiunge Turati – che prendendo in qualche modo parte a questi accordi, e non respingendo le richieste di Carobbio, ho commesso degli errori danneggiando il mio impegno sportivo e la lealtà verso il mondo del calcio. Di fatto anche per la mia giovane età andavo nella scia di Carobbio al di là delle mie convinzioni. Sono molto pentito di quello che è accaduto e vorrei continuare a giocare lealmente, perché per me l’impegno professionale è tutto”. Nel caso fosse dimostrato il coinvolgimento dei dirigenti del Grosseto, o del suo presidente, la responsabilità della società in sede di Giustizia Sportiva passerebbe da “oggettiva” a “diretta”. Escluso ogni tipo di sconto o patteggiamento, la pena diventerebbe la retrocessione diretta. E a proposito del citato Carobbio, colui che ha tirato in mezzo Conte per presunte combine ai tempi in cui erano entrambi a Siena, oggi la moglie ha rilasciato un’intervista al settimanale Oggi

L’INTERVISTA DELLA MOGLIE DI CAROBBIO
Antonio Conte era il mito di Filippo. Mio marito mi ha sempre parlato benissimo di lui (…) Adesso passa per il grande accusatore di Conte e per la rovina del calcio, ma lui ha solo descritto un sistema. In un interrogatorio di tre mesi fa, si è vuotato la coscienza, ha parlato per ore e ha detto, per fare un esempio, che anche Conte sapeva di una partita aggiustata – dice la moglie di Carobbio Elena Ghilardi a Oggi – Filippo ha sbagliato, non voglio difenderlo a tutti i costi, ma so che ha fatto, almeno ora, la scelta giusta: collaborare. E invece passa per un “infame”. Io sono orgogliosa di lui (…) So che non sono credibile, con quel che è successo, però (…) le sue cavolate, non le ha fatte per soldi (…) ma per ingenuità, perché è stato influenzato da gente con la personalità più forte (…) Ma credo nella giustizia. Carobbio non è la pecora nera del calcio, perché il calcio è fatto di pecore nere”. 

LA POSIZIONE DI PLATINI
Anche il presidente della Uefa Platini nel presentare l’Europeo 2012 dice la sua sul calcioscommesse che ha infangato il pallone italiano: “Per tutti coloro che si macchiano di combine ci deve essere ‘tolleranza zero’, non devono più giocare, mi auguro che l’organo disciplinare mi segua. Spetta ai giocatori risolvere questo problema, loro sono il cuore del calcio. E’ molto tempo che parlo del problema degli incontri truccati. La crisi ha reso vulnerabili le piccole squadre nelle serie minori, aumentando il rischio che in cambio di denaro ci sia chi è disposto ad aggiustare un match”. Vedremo se la Giustizia Sportiva seguirà le sue indicazioni. La sentenza della Commissione Disciplinare sul primo troncone dell’inchiesta è attesa per l’inizio della settimana prossima.

L’INCHIESTA DELL PROCURA DI BARI
Intanto salgono a 37 i giocatori che, a partire da domani, saranno sentiti dalla Procura di Bari, che insieme a quella di Napoli sarà la grande protagonista del secondo troncone dell’inchiesta.

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