“Non tutto è nelle nostre mani, non siamo maggioranza in questo Parlamento ma per quel che ci riguarda manterremo il patto e l’assoluta lealtà. Per noi si arriva al 2013“. Così Pierluigi Bersani prende le distanze dall’ipotesi di voto a ottobre lanciata ieri da Stefano Fassina e che aveva provocato non poche reazioni. Ma oggi le cose le mette a posto proprio il segretario: “Per noi – ribadisce – si arriva al 2013. Come? Si capirà meglio dalla proposta che farò venerdì in direzione”.

Bersani insiste poi in un’intervista al Tg1: “Non abbiamo la maggioranza in Parlamento, tuttavia voglio dirlo chiaramente: anche se non tutto quello che fa questo governo ci piace e in alcuni casi faremmo diversamente, manterremo il nostro patto, e andiamo avanti fino al 2013. Abbiamo detto ‘Prima di tutto l’Italia’, e per noi questo vale sempre”. Bersani poi conferma l’intenzione di candidarsi alla premiership: “Penso di sì, spero non da solo”. Quanto alle alleanze “riusciremo nel ‘bricolage’, ma ora il problema è il rapporto tra Pd e società e venerdì farò una proposta molto aperta”.

Infine la crisi economica: “Se non ci sarà un intervento immediato contro la crisi, si rischia molto. Parliamoci chiaro: è la cultura della destra, del primato assoluto della finanza e dei mercati che ci ha portato fin qui in Usa e in Europa. Obama ha ragione, le proposte ci sono, le abbiamo avanzate come progressisti. O entro il mese si decide qualcosa o siamo nei guai”. “Sono d’accordissimo sugli Stati Uniti d’Europa – prosegue – ma accontentiamoci di un passo avanti per non farne cento indietro. Un passo avanti è impedire che la Grecia esca dall’euro e dare un sostegno alle banche spagnole, altrimenti finisce come i dieci piccoli indiani, a uno a uno la speculazione colpisce tutti”.

Fassina insiste. Oggi Fassina aveva ribadito la sua idea: “La mia intervista andava letta tutta intera – chiarisce a Ilsussidiario.net – Ho espresso una preoccupazione politica che ribadisco. Se da un lato la situazione economica e sociale del Paese è gravissima, dall’altro le elezioni amministrative ci hanno consegnato il collasso del Pdl e un Parlamento ormai incapace di fare le riforme. Alla luce di questa premessa occorre verificare cosa sono in grado di fare le forze politiche sulla legge elettorale”. “Se entro la pausa estiva la riforma elettorale sarà avviata in modo credibile – osserva – si potrà tranquillamente arrivare alla scadenza naturale della legislatura, altrimenti bisognerà anticipare l’ultimo atto significativo del governo Monti e andare al voto”.

D’Alema: “Voto anticipato? Sciocchezza”. Affermazioni schiacciate dalla critica arriva subito dopo da Massimo D’Alema: “Mi pare una sciocchezza, non credo che sia ragionevole puntare alle elezioni ad ottobre al contrario mi auguro che la direzione del Pd venerdì rilanci l’impegno per la riforma elettorale e quella costituzionale che è all’esame del Senato. Una cosa è stimolare il governo e chiedere un maggior impegno per la crescita, altra è farlo cadere che è uno stimolo, direi, eccessivo”. Questa, aggiunge, “è la mia opinione, altre sono opinioni rispettabilissime di altre persone che hanno un nome e un cognome ma che non sono io”. 

Il crescendo di no all’interno del Pd è proseguito con il vicesegretario del partito Enrico Letta: “Provocare elezioni anticipate – scrive su Twitter – mentre l’Italia riprende credibilità europea è farci cascare nella solita inaffidabilità. La pagheremmo cara”. Infine la presa di posizione definitiva di Bersani. Quanto alla riforma elettorale, a Fassina risponde, ancora su Twitter, Francesco Boccia: “Fassina fa finta di non capire: cambio legge elettorale dipende da noi! Va cambiata senza se e senza ma. Abbiamo il dovere di farlo…”.

Il Pdl si spacca (di nuovo). Le reazioni all’idea di Fassina continuano anche oggi, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di molti esponenti del Pdl che si sono detti d’accordo con il responsabile Economia dei democratici. Così qualcuno, nel centrodestra, cerca di rimettere a posto le cose: “Immaginare oggi – interviene Osvaldo Napoli – a pochi giorni dal G8, dalle nuove elezioni in Grecia e dal vertice Ue di invocare le elezioni in autunno è un esercizio che trovo sadomaso. Lo dico con tutto il rispetto e la stima che ho per gli amici del PdL che aspirano a emulare Stefano Fassina in una corsa verso il nulla, cioè verso la catastrofe nazionale”. Spariglia invece l’ex ministro Gianfranco Rotondi: “Bondi e Fassina rompono un tabù: meglio elezioni a ottobre che una rissa semestrale con un finale antipolitico. Sono pronto a sostenere un bis di Monti con Alfano e Bersani nel governo. E sono certo che a ottobre l’Italia voterebbe questa maggioranza”. Il coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi infatti già ieri aveva spiegato di essere d’accordo con Fassina e oggi l’ha ribadito: “Le riflessioni dell’onorevole Fassina hanno posto un problema serio che non si può eludere, e che anch’io da tempo sollevo sia pure senza clamore e senza alcuna presunzione”. Bondi sottolinea che non sarebbe né un “rischio” né uno “scandalo” anticipare le elezioni politiche. 

Ad ogni modo il Pdl si riscopre spaccato: “Chi lavora per far cadere il governo Monti e per andare alle elezioni – taglia corto Isabella Bertolini, da tempo critica peraltro con i vertici del partito – sta lavorando, sondaggi alla mano, per vedere Bersani a Palazzo Chigi? Sarebbe come cadere dalla padella alla brace. Arriveremo a rimpiangere i professori?”. 

Mentre sul punto interviene anche ItaliaFutura (“Voto anticipato? Da marziani”) ribadiscono di essere d’accordo con il voto anticipato le sinistre “a sinistra” del Pd, come l’Italia dei Valori: “E’ ormai palese che il governo non ha la bacchetta magica per risolvere i problemi dell’Italia – afferma il capogruppo alla Camera Massimo Donadi – ed è altrettanto chiaro che la maggioranza si è squagliata. In questa situazione le elezioni anticipate sarebbero una decisione di sano realismo. Al Paese serve un governo legittimato da un voto politico, che rilanci l’economia e che abbia un progetto di società”.

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