Nulla smuove il nostro Capo dello Stato dalla decisione di confermare parata e ricevimento al Quirinale per festeggiare, sobriamente, la Repubblica il 2 giugno. Un evento che non sarebbe giustificato, nelle modalità e nelle dimensioni abituali, nemmeno in tempi normali, viene confermato non solo in tempo di crisi, ma con un terremoto ancora praticamente in atto, con morti e distruzioni.
Evidentemente a una certa età è difficile rinunciare alle proprie piccole debolezze.

2 giugno

Non è piaciuta, Illustre Presidente,
la festa confermata del due giugno,
da sempre soldi spesi inutilmente,
da sempre oggetto di coral mugugno.

Già nei tempi normali la sfilata
di tank, cannoni, blindo, mitragliere,
soldati e cavalieri in gran parata
non è spettacolo che dia piacere

ad altri che ad anziani ex combattenti,
a nostalgici avvolti nell’orbace
o del Consiglio a un laido presidente
cui la crocerossina in marcia piace

Già la crisi invitava a farne a meno
per non sprecare un sacco di quattrini
e consigliava a Lei di star sereno
pur senza gli adorati soldatini.

In più ora è arrivato il terremoto
coi morti e tanta gente nelle tende
e mostrare i soldati a spasso a vuoto
è una mossa che molta gente offende.

Presidente, parlar di sobrietà
in alcuni momenti, ahimé, non basta
e dire che si spende la metà
La fa rientrar fra quelli della casta.

Per non parlare del rinfresco sobrio
nel qual duemila vip tristi e piangenti
per evitare il popolare obbrobrio
mangeranno soltanto a due palmenti.

E’ vero che era l’ultima occasione
per giocare al Suo gioco preferito,
ma sarebbe piaciuto alla Nazione
che alla Sua voglia avesse resisitito.

A meno che il vedere i carri armati
sfilare sferragliando per la via
non La riporti ai lieti tempi andati
dell’invasione russa in Ungheria.

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