Dublino è salva o, per meglio dire, è presumibilmente al riparo da un disastro di enormi proporzioni. Il 60 per cento circa degli irlandesi ha detto Sì al Fiscal compact europeo e alla conseguente politica di austerity per il risanamento del bilancio. Una notizia largamente attesa visto che lo spoglio delle schede, iniziato in giornata, era stato accompagnato dalle rivelazioni in merito ad alcuni exit polls condotti dal governo che avevano previsto l’esito poi sancito in serata.

Il risultato attendibile arriva a mercati chiusi, senza influenzare, dunque, una giornata particolarmente negativa per le borse europee, tutte in forte ribasso sulla scia delle preoccupazioni ormai croniche che caratterizzano la Spagna. La speranza, a questo punto, è che il via libera irlandese al nuovo patto di stabilità possa produrre qualche effetto positivo sulle piazze, un fenomeno quest’ultimo ancora tutto da verificare vista la contemporanea presenza di altri fattori di sfiducia e incertezza presenti in Europa e non solo (rallenta la crescita cinese, un segnale negativo per il quadro generale della ripresa mondiale).

Resta il fatto che la vittoria referendaria dei Sì impedisce se non altro lo scatenarsi del panico, il che non rappresenta comunque un particolare da poco. Ricapitolando: con l’approvazione del fiscal compact, l’Irlanda accetta di proseguire con la politica attuale – che comunque, grazie anche a un trattamento fiscale di favore alle imprese, sta producendo qualche prospettiva di crescita – ma, soprattutto, mantiene il diritto a ricevere le diverse tranches dei finanziamenti europei. In caso contrario, Dublino avrebbe perso questa possibilità trovandosi costretta a fare ricorso unicamente al mercato. Ovvero, in altre parole, ad affrontare un’impennata dei tassi capace di condurre il Paese verso un inevitabile default. Non stupisce, dunque, che il Sì referendario rappresenti per i mercati un’ottima notizia.

Resta da capire, ora, quale potrà essere l’impatto di medio termine per il futuro europeo. E qui il discorso si complica. Sul fronte del mercato, come si diceva, viene evitato il caos immediato, ma la possibilità che referendum irlandese possa rilanciare le borse è limitata. Troppo forti, come si diceva, i timori sul futuro della Spagna, senza contare lo spauracchio di una definitiva sconfitta elettorale dei partiti pro austerity alle prossime elezioni greche (si vota il 17 giugno) e i pessimi segnali di impasse che si accompagnano al gelo tra Angela Merkel e gli altri leader europei (Monti, Hollande, Rajoy) e mondiali (Obama).

Proprio quest’ultimo aspetto, peraltro, potrebbe essere ulteriormente influenzato dalle notizie provenienti da Dublino. Per quanto auspicato da tutti, il Sì irlandese al patto Ue rappresenta comunque una vittoria della linea Merkel. Sotto certi aspetti è una situazione paradossale: per i Paesi che sono tuttora vulnerabili agli umori dei mercati, l’accettazione del patto Ue da parte dell’Irlanda rappresenta indubbiamente una buona notizia. Al tempo stesso, tuttavia, la vittoria dei Sì (che fa seguito alle bocciature dei trattati di Nizza e Lisbona su cui gli irlandesi si erano espressi in passato) potrebbe rafforzare ulteriormente la posizione di Berlino vanificando gli sforzi di chi chiede ad alta voce una revisione della linea politica della Bce. Per Monti, Hollande e soprattutto Rajoy si prepara insomma l’ennesimo weekend di riflessione. In attesa, ovviamente, dell’ennesima settimana di passione.

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