Fa caldo: si sente dall’afa e dai tigli che finalmente mandano un avviso odoroso di primavera. Gli anziani cercano riparo sotto alberi e cornicioni, poi ne arriva un’altra (scossa: ma è quasi sempre un soggetto sottinteso, perché non c’è né bisogno né voglia di nominarla) e si scappa al sole. Qualunque cosa faccia ombra, potenzialmente può caderti addosso. “Avere un tetto sulla testa” adesso non è una condizione per nulla augurabile: la canadese è quanto di più stabile si possa desiderare. Al massimo la roulotte o il camper per i fortunati che ce l’hanno, comunque sono parcheggiati in un campo. Così la gente se ne va in giro, in bici o a piedi. E c’è una nuova socialità dell’emergenza: il terremoto infrange le inibizioni, tutti parlano con tutti e ci si dà del tu. Le domande sono sempre le stesse: “Dove dormi, dove mangi, hai visto casa tua?”. Ma almeno la scortesia scarseggia (come le bottiglie d’acqua).

A Medolla i vecchi fanno comunella, con le facce rosse di calore e molti timori per i giorni a venire: “Cosa facciamo quando arriva l’estate?”. Ci sono almeno 29 gradi, ma la pianura sa fare molto peggio. “E po’ l’è l’umidità la bruta bestia”, mi spiega Mario – canottiera bianca e braghini celesti – con l’aria di saperla lunga sulla Bassa, dall’alto dei 72 anni. Qualcuno è più fortunato e ha una casa in riviera, altri invece la sola prospettiva di una brandina. E le badanti non sanno a chi dare ascolto: i vecchi hanno ancora più bisogno, ma anche le loro case sono inagibili, figlie e mariti sono in giro. Secondo la Spi-Cgil sono più di 100 mila le persone anziane in situazioni di disagio o difficoltà, cioè il 13% del totale della popolazione over 65 presente nei 25 comuni colpiti dal sisma. Tanti tra loro stanno chiamando i Carabinieri, perché oltre a tutte le emergenze che sono state raccontate, ci si mettono pure i farabutti.

Un’automobile bianca, da un paio di giorni, sta facendo il giro di frazioni e frazioncine tra Novi, Soliera e Carpi per annunciare “un’imminente scossa, fortissima”. Si sono organizzati bene: hanno perfino montato un megafono per essere sicuri che arrivi il messaggio, sperando che la gente lasci le case libere per il saccheggio. Anche qui le prime vittime sono gli anziani, già abbastanza provati e confusi. Così tanto che quando i Vigili del Fuoco e la Protezione civile fanno la contro-ronda per dire che no, non c’è nessun allarme, capiscono fischi per fiaschi. Allora il centralino del 112 s’intasa di nuovo e le pattuglie fanno posti di blocco per trovare l’auto bianca. Ieri a Mirandola sono stati arrestati in tre, un casertano e due mantovani, per aver rubato una bicicletta. Vabbè. Gli speaker di Radio Bruno – emittente locale che fa informazione a ciclo continuo sull’emergenza – si sgolano ripetendo ogni cinque minuti di non ascoltare le voci sul nuovo sisma.

Perfino a Bologna inizia a spargersi il panico e gli approfittatori si spacciano per operatori della Protezione civile annunciando forti scosse: il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha aperto un fascicolo per procurato allarme. Siccome la fantasia (come la cattiveria) non ha confini, mercoledì a Medolla i cittadini hanno ricevuto la visita di tre uomini, di cui uno vestito da sacerdote: chiedevano se c’era bisogno di qualcosa, casa per casa. “Sono arrivati vicino alla piazza con una Bmw nuova”, spiega Gabriele. “Tra l’altro guidava il prete: ma a dire il vero, a me quello lì sembrava tutto fuorché un sacerdote”. Nessuno sembra ci sia cascato perché in un paese grande come una scodella – 6500 anime – il prete lo conoscono tutti. Tutto è sottosopra e perfino i placidi bovini ne risentono: Coldiretti fa sapere che in almeno il 20% degli allevamenti della zona scarseggia il cibo per gli animali a causa del crollo dei magazzini con fieno e foraggi, mentre in alcune stalle si attendono verifiche per mettere in sicurezza le mucche che, terrorizzate dal sisma, si nascondono e passano intere notti insonni.

La filiera del latte è ovviamente fondamentale per il settore caseario, in ginocchio con 4 mila aziende inagibili per il sisma e 150 milioni di danni. “Abbiamo – dice il presidente di Fedagri, Maurizio Gardini – 981.800 forme di formaggio danneggiate”. Non basta tutto questo? “L’altro giorno – racconta Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano – un signore che si è presentato come uno che lavora con la Grande distribuzione, si è detto disponibile a comprare il formaggio rotto, indipendentemente da quanto fosse, a 2 euro al chilo. Tenga conto che la quotazione prima del sisma era 7.50”. Risposta? “Ah, gli ho detto che lo compravo io e piuttosto lo bruciavo”. Ecco, ci mancava solo la speculazione commerciale sulla sfiga.

Il Fatto Quotidiano, 1 Giugno 2012

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