Provo una nostalgia irrefrenabile di Sandro Pertini. Può essere che sia l’effetto del tempo che passa e che mi rende sempre più benevolo verso il passato e sempre più insofferente del presente. Ma nelle ore successive al terremoto in Emilia e più in generale seguenti al terremoto generale che sta devastando quel poco che resta dell’Italia, del suo Stato sociale etc etc, ho provato un’avversione potente nei confronti della totale mancanza di empatia di Giorgio Napolitano, di Mario Monti, della Fornero, di Profumo, di Giarda e aggiungeteci chi vi pare.

Mi ha provocato disgusto il fatto (sono stato solo io ad avvertirlo?) che, in maniera più o meno dissimulata, detti governanti abbiano affrontato il terremoto come uno spiacevole guaio di ordine per lo più economico. Come a dire: già non avevamo una lira, adesso dobbiamo preoccuparci anche di spendere da queste parti. Dietro il verbo più impiegato che è stato “ricostruiremo”, non una parola per lo spavento delle persone, per il loro dolore, per il fatto che le vittime siano state soprattutto operai che erano andati a lavorare per non perdere il posto. Numeri, non persone. Impossibile non avvertire, dietro questo bancario silenzio il suono sinistro della Z di licenziare sulla quale la Fornero indugia appena può come se fosse la panacea di tutti i nostri guai.

Provo nostalgia di Pertini peché se poggiava la mano su una bara non si trattava di marketing ma era il trait d’union fra un popolo (forse lo eravamo ancora, allora) con le vittime che una qualche mafia, un qualche terrorismo, o una qualche cattiveria del mondo e della terra aveva causato. Erano uomini e donne quelle vittime, non numeri da inserire in un bilancio di cui si possano compiacere la Fornero o la Merkel. Pertini era, per quanto possa sembrare banale, un Presidente della Repubblica, tanto presidente che quasi quasi viene da rivalorizzare quel verso della canzone di Toto Cutugno che lo celebrava. Ora abbiamo funzionari di banca, che maneggiano i numeri ma con la persone hanno la stessa dimestichezza di un orso con un computer.

Non sono rappresentanti di un popolo forse perché quello di prima l’ha annichilito il popolo, chissà. A proposito: martedì sera il più empatico dell’universo della comunicazione è stato Giuliano Ferrara. Che a Radio Londra non sapeva che dire: e infatti non ha detto nulla. Tre minuti di aria frittissima, una versione annacquata e insopportabile dell’eduardiano ‘a da passà a nuttata’ per il quale il nostro viene omaggiato con vagonate di euro l’anno. Ecco perché ho tanta nostalgia di Sandro Pertini e forse pure del popolo che lui rappresentava e faceva crescere attorno a sè.

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