Cala il buio, insieme alle speranze di un ritorno alla vita normale. Scende la temperatura, e ogni fiducia possibile e immaginabile. L’ultima scossa è stata un colpo sparato a sangue freddo, a un moribondo che tentava di rialzarsi: migliaia di persone che persa la casa cercavano di tornare a una vita normale, il lavoro, la fabbrica, la schiena dritta. E la dignità, quella che resiste in questo vuoto. Il resto se l’è portato via la scossa segnata qualche secondo dopo le nove del mattino.

Quello che la protezione civile legge è un bollettino di guerra: 16 morti (più sette rimasti sotto le macerie il 20 maggio), un disperso (numero parziale) 14 mila sfollati, altro numero destinato a crescere. E accompagnato al bollettino ci sono le immagini: macerie ovunque, a ogni angolo, in paesi che si collegano per decine di chilometri, in quella pianura padana che da  Modena corre verso i lidi ferraresi.

La terra, secondo i sismologi, negli ultimi nove giorni ha tremato ottocento volte. Vuol dire ogni sedici minuti. Ma alle nove del mattino di martedì ha bussato molto forte: 5.8 di magnitudo, movimento ondulatorio e sussultorio. L’hanno avvertita dall’Austria fino alla Toscana. A Milano hanno evacuato gli uffici, a Genova anche le scuole, ha Bologna hanno transennato le Due Torri. Scuole chiuse. E morti, tanti. Quasi tutti operai che cercavano di rimettere in moto la loro fabbrica.

L’Emilia Romagna vive così il suo giorno più brutto. Si è svegliata oggi alle 9 e non sa ancora quando potrà coricarsi e trovare riposo. L’epicentro è stato localizzato a Medolla, in provincia di Modena, a una profondità di circa 10 chilometri. La scossa ha causato quindici morti, ma le persone ancora sotto le macerie potrebbero essere molte di più. Quindi non è ancora possibile fare un bilancio. Tra i paesi più colpiti, oltre a Mirandola, San Felice sul Panaro, Finale Emilia, c’è Cavezzo:  il 75 per cento degli edifici, vecchi o nuovi che fossero, si sono piegati tra le macerie.

Le vittime. Sono al momento 16 le vittime. Tanti i crolli di edifici già danneggiati dal sisma del 20 maggio: tre persone hanno perso la vita a San Felice, nel crollo della azienda Meta (Kumar Pawan, 31 anni, indiano; Mohamad Azaar, 45 anni, marocchino; e Gianni Bignardi, 62 anni, l’ingegnere italiano che stava facendo delle verifiche), due a Mirandola (tra cui Mauro Mantovani, 64 anni, nel crollo della Aries), una a Concordia (un anziano, Sergio Corbellini, colpito in strada da un cornicione che si è staccato dal tetto di un palazzo), una a Medolla (Paolo Siclari, 37 anni, di Messina). Tre persone sono decedute per il crollo della BBG di San Giacomo Roncole. Sotto le macerie della fabbrica che produce componentistica meccanica per il settore biomedicale sono rimasti uno dei tre titolari, Enea Grilli, 64 anni, e i due operai Eddi Borghi e Vincenzo Grilli, di 39 anni. Quattro i morti a Cavezzo. Si conoscono le identità di Daniela Salvioli, 42 anni, contabile nel mobilificio Malavasi; Iva Contini, 56 anni, che lavorava al Colorificio Oece; Enzo Borghi, 78 anni, pensionato, morto mentre andava a verificare i danni di un’abitazione di sua proprietà. Alla lista si aggiunge don Ivan Martini, il parroco di Rovereto di Novi, colpito dal crollo mentre cercava di mettere in salvo le reliquie e i dipinti della sua chiesa.

Gente in strada a Bologna. A Bologna gran parte delle persone ha lasciato uffici e negozi: molti si sono radunati in piazza Maggiore. Il Comune di Bologna “ha invitato i dirigenti scolastici e i direttori dei quartieri ad adottare le procedure previste in caso di evacuazione degli edifici scolastici, mantenendo gli alunni all’esterno fino a conclusione dell’orario scolastico e alla ritenuta cessata emergenza”. Attraverso la Polizia municipale, la Protezione civile e i tecnici del settore lavori pubblici, Palazzo d’Accursio ha iniziato ad effettuare i sopralluoghi nelle scuole “per verificare le condizioni di staticità degli immobili e per garantire l’eventuale ripresa dell’attività scolastica nella giornata di domani”.

Forse una nuova faglia. Potrebbe essere la rottura di unanuova faglia all’origine del terremoto di magnitudo 5,8 avvenuto questa mattina nel modenese. Il sisma è avvenuto sul margine occidentale dell’arco di circa 40 chilometri attivato nel sisma del 20 maggio scorso. Allora le scosse più forti erano avvenute nella zona orientale. “Si temeva che con una struttura così complessa, potesse esserci spazio per altri terremoti di grande entità”, ha detto il sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Alessandro Amato. Dopo il terremoto del 20 maggi oscorso, le repliche più forti (ossia di magnitudo superiore a 5) erano concentrate nella zona di Ferrara. Il terremoto di questa mattina, ha detto ancora Amato, “indica che molto probabilmente sono attive più faglie”. Situazioni come queste possono verificarsi quando vengono attivate strutture molto complesse. Per esempio, in passato è avvenuto con il terremoto di Colfiorito del 1997, quando alla prima scossa sono seguite a distanza di giorni nuove scosse importanti. “La struttura responsabile del terremoto di oggi nel modenese – ha aggiunto il sismologo dell’Ingv – è la struttura complessa del tratto settentrionale dell’Appennino, nel quale la catena montuosa prosegue sotto la Pianura Padana. La struttura è la stessa legata al sisma del 20 maggio, ma probabilmente avvenuta su una faglia adiacente. Non si tratta quindi una replica in senso stretto”. Tuttavia il meccanismo di questo nuovo terremoto sarà chiarito nelle prossime ore, sulla base dei dati rilevati dai sismografi.

Ancora scosse. Sono 39 le scosse registrate dalle 9, quando c’è stata quella devastante di magnitudo 5,8. Di queste, 32 sono uguali o maggiori a magnitudo 3. La lista è quella pubblicata su Internet dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La “botta” da 5,8 gradi della scala Richter è stata preceduta, soltanto dalla mezzanotte da 11 scosse di magnitudo inferiore a 3. Dopo la scossa delle 9, lo sciame è stato intenso, con 39 movimenti in 2 ore e mezzo. In questo sciame, si segnalano quattro scosse per la loro intensità: magnitudo 4 alle 9,07 (quattro minuti dopo la prima); 4,1 alle 9,10; 4,5 alle 10,25; 4,7 alle 10,27; 4,2 alle 10,40.

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