Aveva ragione Italo Calvino: «D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda». Si può immaginare di chiedere a Roma, questa donna un po’ sciatta con le tette grandi, mamma e amante stile Federico Fellini, come cresceranno i suoi figli, come sarà tra cinque anni, quali parole a cui ispirarsi vorrebbe scrivere sui muri dei palazzi. Il timore del silenzio è inenarrabile. Perché oggi Roma, come tante altre città italiane, sta perdendo l’anima e la creatività. Cattive e distratte amministrazioni le hanno zittite, nella capitale sembra regnare un grande caos. Più che del traffico, delle idee.

Eppure l’occasione di ridare voce a Roma c’è, e pure ghiotta, perché duplice. Il piano per le città del Ministero delle infrastrutture e la riqualificazione urbana di Porta Portese. Le idee del primo progetto, che oltre Roma coinvolge Firenze, Verona e Bari, sono oggi al vaglio degli esperti ministeriali, animati, come da comunicato stampa, da una grande convinzione: l’edilizia è il traino dello sviluppo. Stesso spirito anima la sistemazione di quella casbah (magari!) fatta di maglie imitazione Armani e scarpe simil-Nike che è diventato il mercato domenicale di Porta Portese. Non si sa più dove sia finita la vecchia che vendeva foto di Papa Giovanni, e che aveva visto re scannati, ricchi ed impiegati, tanto amata da una Baglioni cornuto in licenza militare.

I due progetti sono, allora, fonte di speranza e di scetticismo allo stesso tempo. Perché progettare significa non solo costruire ma anche narrare. Ri-raccontare lo spazio (come è spiegato, da un buon romano). Una città è un romanzo: ogni quartiere è una storia, le vie sono scenari di vita e non stanno solo là, sullo sfondo, ma contribuiscono all’esperienza quotidiana delle persone. Incidono sulle risate, creano malinconia, cambiano le giornate della gente. I palazzi sono elementi di semiotica. Danno senso alla vita dell’uomo.

«Cambiare la struttura urbanistica di una città significa cambiarne la morale», scrive Raffaele La Capria. Roma, oggi, è come Pretty Woman. Una puttana. Con la chance di amare e farsi amare per davvero. 

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