“Se c’è un momento buono per tornare in Italia a fare politica, potrebbe essere questo”. Così Marco Travaglio ha scaldato la platea degli oltre 500 italiani di Londra, arrivati all’ Old Cinema della Westminster University per un evento organizzato dal Fatto in collaborazione con la Fonderia Oxford (think tank di studi politici animato da giovani italiani nella città universitaria inglese). Sul palco anche il direttore Antonio Padellaro e l’amministratore delegato Cinzia Monteverdi. Con loro una lunga lista di ospiti, da Emanuele Ferragina e Paolo Falco della stessa Fonderia a Paolo Lucchino del sito di informazione economica quattrogatti.info, a Francesca Coin, sociologa di Roars (gruppo di studio sull’università italiana), fino a Enrico Sitta di Tilt, gruppo “di sinistra diffusa” che porta avanti la campagna sul reddito minimo.

“Un anno fa, l’ultima volta del Fatto a Londra (a Metropolitan University, ndr) c’era ancora Berlusconi“, ha ricordato Padellaro. “In qualche modo tutto era più facile per noi, con un personaggio di quel genere. Con l’arrivo di Monti – ha continuato – abbiamo sperato che qualcosa potesse cambiare. Ma a oggi possiamo dire che non è così”. Travaglio riprende e completa il ragionamento: “Prima eravamo di fronte a uno che mangiava con le mani e andava con le prostitute. Adesso è arrivato un signore ben vestito e rispettato nel mondo. Ma il Parlamento che lo sostiene è sempre quello, lo stesso che ha sempre sostenuto le politiche scellerate di B”, ha sottolineato Travaglio. “Il giorno dell’ incontro del Fatto a Londra – ha aggiunto ancora Padellaro – è anche quello dell’autocandidatura dell’ex presidente del consiglio al Quirinale. Un segno in più che il berlusconismo non è finito. Un quadro politico così scivoloso e tutto ancora in chiaroscuro, rappresenta sia un rischio ma offre anche opportunità”.

LA NOVITÀ è che il quadro politico è mutato profondamente. Questa ultima tornata elettorale ha rappresentato un vero terremoto per tutte le forze politiche”, ha affondato Travaglio. Che ha ricordato: “Dopo Tangentopoli gli italiani hanno detto: proviamo questi altri, che non hanno mai governato. Diciotto anni dopo si è visto cosa hanno fatto. Ecco spiegata l’affermazione del movimento di Grillo”. Per questo vedono uno spiraglio di speranza, Travaglio e Padellaro, nell’Italia post-partitica di oggi. La speranza, per i cervelli e i talenti fuggiti all’estero, di ritornare e rimboccarsi le maniche. A guardare le analisi sulla (deludente) riforma Fornero dei ragazzi di Fonderia, i dati sul disastro università forniti da Francesca Coin a una platea partecipe e attenta, e i richiami a “trasformare in 2 giugno in una marcia dei precari” piuttosto che la retorica e insensata parata militare, fatti in conclusione tra gli applausi da Enrico Sitta, non c’è troppo da stare allegri. Però, in sala a Londra c’era una generazione, precaria e arrabbiata, che muore dalla voglia di essere protagonista del proprio futuro. In Italia, all’estero, o meglio ancora in quella che qualcuno ieri a Londra ha felicemente definito “un’Italia diffusa”.

La bolla formativa in Italia

Da Il Fatto Quotidiano del 27 maggio 2012

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