Una porta dove bussare. A Parma va in scena un piccolo psicodramma: per decenni, appena eletto un sindaco tutti sapevano dove andare. Industriali, sindacati, giornalisti conoscevano gli indirizzi giusti: le segreterie dei partiti, i ristoranti e i bar dove si incontrano le persone che contano. Oggi se cercano il sindaco si trovano davanti un ragazzo in maglione e scarpe da tennis. E la sede del Movimento Cinque Stelle sono tre computer e due sedie in un appartamento vuoto su uno stradone di periferia. I punti di riferimento di sempre – segreterie, uffici stampa – non si sa più che cosa siano. Roba da provocare una crisi di nervi nei “poteri forti”.

Certo, anche i vincitori sembrano un po’ spaesati. Si è visto giovedì: primo giorno in comune e prime polemiche con Beppe Grillo. “Il sindaco mi ha chiesto di fare il direttore generale del Comune”, aveva raccontato Valentino Tavolazzi che mesi fa è stato espulso dal Cinque Stelle. Intanto sul blog di Grillo compariva un post che non lasciava dubbi: “È una scelta impossibile, incompatibile e ingestibile politicamente”. Subito a Parma i soliti noti hanno preso a fregarsi le mani. Mancate tante palle gol, l’assist è arrivato dagli avversari. Ieri, però, tutti a ridimensionare. Pizzarotti ha scritto sul blog di Grillo: “Molti media hanno cercato di minare il nostro rapporto con Beppe, che da sempre è buonissimo”. E Tavolazzi? “Il suo è uno delle centinaia di curricula ricevuti”, spiega il sindaco. Caso chiuso? “Piuttosto rimandato. Pizzarotti si è beccato un cartellino giallo. Ma entro pochi giorni ci sarà bisogno di un direttore generale per mandare avanti la macchina del Comune. E serve una persona capace e di fiducia”, raccontano persone vicine a Pizzarotti. Sembra l’identikit di Tavolazzi.

Insomma, a Parma si prendono le misure. Prima di un match di cinque anni. Giuliano Molossi, direttore della storica Gazzetta di Parma (proprietà degli industriali), racconta: “La vittoria di Pizzarotti ha lasciato tutti sorpresi, scombussolati . Ora si sta a vedere. C’è un po’ di preoccupazione, soprattutto tra gli edili”. E la stampa (il gruppo della Gazzetta di Parma controlla anche la tv e la radio cittadine)? “Noi siamo equidistanti. Abbiamo dato più spazio a Vincenzo Bernazzoli perché ci sono stati appelli di ogni tipo a votare per lui”. Già, tanti nomi noti schierati con il centrosinistra. Gli endorsement, però, non contano più granché. Ma la Gazzetta ha sostenuto Bernazzoli? “No. Ho solo detto che si poteva cambiare in due modi: voltando pagina o buttando all’aria tutto”. E adesso? “È una fase interessante. I primi passi di Pizzarotti non sembrano molto felici, soprattutto quando ipotizza un referendum per l’inceneritore”.

Intanto  l’Unione Industriali studia la situazione. Il presidente Giovanni Borri e il direttore Cesare Azzali presto vedranno il sindaco. La famiglia Barilla è sempre stata fuori dai giochi locali, ma Guido, presidente della multinazionale, a Repubblica ha detto: “Parma è città laboratorio. Si captava un clima di speranza. Adesso aspettiamo cinque anni per giudicare. La città ha bisogno di una buona amministrazione”. Poi ci sono i sindacati. Nel Movimento Cinque Stelle li “accusano” di aver sostenuto Bernazzoli: “I voti a Pizzarotti sono arrivati sia da destra che da sinistra, ora aspettiamo di confrontarci con lui”, esordisce Patrizia Maestri, segretario Cgil Parma. Ma il timore va oltre: “Pizzarotti rappresenta un movimento che parla di democrazia diretta, noi siamo un corpo di rappresentanza sociale, quindi di intermediazione, questo un po’ preoccupa”. Tra le imprese, però, c’è anche chi benedice la novità. Cristiano Casa, presidente di Centopercento PMI (che raggruppa un centinaio di medie-piccole imprese): “C’era bisogno di un cambiamento e i cittadini lo hanno scelto consapevolmente. Il Cinque stelle è sempre stato presente e attento. Ammettono di non avere alcune competenze e chiedono il supporto di cittadini e imprese”.

Le partite saranno enormi. Non c’è solo l’inceneritore e la poltrona del Comune nel colosso Iren. Pizzarotti e i suoi puntano all’opzione zero (o quasi) cemento, vogliono cancellare gli 850 nuovi appartamenti previsti ogni anno. Una bella sberla per i costruttori. Non l’unica. Parma è capitale dell’incompiuto: dalla stazione ferroviaria alla cittadella del rugby. Poi ecco progetti strombazzati, ma destinati a morire in culla: Welfare community center (“cittadella della terza età”) e Palasport. Infine alberghi, supermercati e interi quartieri pronti a venir su nell’incertezza dei piani urbanistici. Ora la palla è in mano a quel ragazzo in scarpe da tennis.

di Silvia Bia e Ferruccio Sansa

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