Salvare gli stati periferici adottando il modello tedesco e istituendo zone a fiscalità agevolata. E’ questo il piano che avrebbe in serbo il governo di Berlino per salvare la zona euro ed evitare che il possibile collasso di Grecia, Spagna e Italia finisca per travolgere anche la Germania. Lo rivela oggi il settimanale tedesco Der Spiegel. Un piano di sei punti, che prevederebbe la creazione di “zone economiche speciali” negli stati periferici colpiti dalla crisi “in modo da attrarre gli investitori stranieri con agevolazioni fiscali e regole meno stringenti”.

Spagna, Italia, Irlanda, Grecia, Portogallo dovrebbero inoltre creare “fondi speciali per avviare la privatizzazione delle numerose imprese controllate dallo Stato” e potrebbero riformare il mercato del lavoro secondo l’esempio tedesco dell’apprendistato “duale”, che prevede la frequentazione di scuole professionali (Berufsschulen) e, contemporaneamente, l’apprendistato all’interno delle imprese. In questo modo, spiega Der Spiegel, “si potrebbero alleggerire le norme sui licenziamenti e aprire la strada a contratti di lavoro gravati da meno tasse e contributi”.

Il piano del governo sarebbe anche una risposta alle pressioni interne dei socialdemocratici dell’Spd, il maggiore partito di opposizione, che minacciano di non votare il fiscal pact – e quindi di bloccare l’iter di approvazione in parlamento – se prima non si introdurranno misure per la crescita in Europa. “Senza una tassazione dei mercati finanziari e un rafforzamento dei crediti e degli investimenti della Banca Europea per gli Investimenti l’Spd si esprimerà in modo contrario al fiscal pact”, ha dichiarato Frank-Walter Steinmeier, capogruppo dei socialdemocratici in parlamento. “Il fiscal pact potrà esistere solo come complemento di precise misure per la crescita”. “La situazione in Europa deve essere stabilizzata in modo da evitare che la Germania sia costretta ad importare la disoccupazione dei paesi confinanti”, ha aggiunto il segretario dei socialdemocratici Sigmar Gabriel. A preoccupare è anche la crescita del sistema Germania che, secondo Gabriel, starebbe declinando e potrebbe rendere presto necessario “un taglio delle ore di lavoro”.

Parole pesanti per la coalizione di governo formata da Cdu (il partito di Angela Merkel) e dai liberali dell’FDP, che vuole far passare il fiscal pact e il meccanismo europeo di stabilità (ESM) prima della pausa estiva ma ha bisogno dei voti dei socialdemocratici e dei verdi per ottenere l’approvazione dei due terzi del parlamento, la maggioranza qualificata richiesta le due votazioni.

Intanto, secondo Bloomberg, Angela Merkel sarebbe pronta a un compromesso sugli Eurobond. “Se si considerasse una versione più ristretta degli Eurobond, adottando la proposta del Consiglio degli Advisor Economici del governo tedesco che prevede la creazione di un fondo per la riduzione del debito (debt redemption fund), il governo tedesco potrebbe sostenere il progetto, sempre che siano rispettati precisi impegni di politica fiscale”, ha dichiarato a Bloomberg Julian Callow, capo economista per il mercato europeo di Barclays Capital. “Il fondo di riduzione del debito potrebbe essere una buona opportunità per superare le rigidità nel dibattito sugli Eurobond”, ha dichiarato il socialdemocratico Sigmar Gabriel. “Il nostro governo è reticente nei confronti della proposta, anche se non la sta respingendo. Dopo l’ultimo summit abbiamo l’impressione che il fronte dell’ostilità di Angela Merkel rispetto alle misure per la crescita si sia finalmente spezzato”.

L’idea del “debt redemption fund” è stata lanciata agli inizi di novembre del 2011 dai “cinque saggi” che consigliano il governo Merkel sui temi economici. Prevede la creazione di un fondo da 2.300 miliardi di euro, che raccoglierebbe la parte del debito pubblico che eccede il 60% del Pil richiesto dai criteri di Maastricht e dal fiscal pact e sarebbe garantito congiuntamente da tutti gli stati della zona euro. Più del 40% del fondo di riduzione del debito sarebbe costituito da titoli di stato italiani, mentre i bond tedeschi costituirebbero il 25% degli asset totali.

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