“Non siamo razzisti e non abbiamo mai minacciato di denunciare i calciatori clandestini dell’Afronapoli”. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, i dirigenti della squadra di calcio amatoriale Asd Campania replicano all’allenatore dell’AfroNapoli, Antonio Gargiulo, che aveva accusato gli avversari di aver minacciato di portare in Questura i nomi dei calciatori extracomunitari se non avesse rinunciato alla vittoria a tavolino della finale del torneo di calcio amatoriale a 11 della provincia di Napoli.

“Si tratta di un’accusa assolutamente falsa – dice il tecnico avversario Carmine Esposito – Il problema dei clandestini lo si è posto in ordine regolamentare. Il 10 maggio, dopo un’intervista al Fattoquotidiano.it in cui Antonio Gargiulo affermava che i suoi calciatori erano clandestini senza permesso di soggiorno, decidemmo di non disputare la finalissima. L’articolo 1 del regolamento Aics Napoli, infatti, prevede che per giocare sia necessario avere un valido documento di riconoscimento. Ne abbiamo fatto un problema di ordine pubblico e di responsabilità verso i ragazzi, un problema di tutela. Niente a che vedere quindi con il razzismo, ma solo con il regolamento. Prima della finalissima abbiamo parlato del problema con l’Aics che a due giorni dalla partita ci ha chiesto comunque di giocare garantendo la presenza sul campo della forza pubblica e della protezione civile. Dopo una breve riunione tra noi abbiamo quindi deciso di giocare per rispettare lo sport ed onorare il torneo”.

“In realtà – aggiunge il tecnico – nessuno ha mai contattato Gargiulo e nessuna minaccia è mai partita. E’ una dichiarazione falsa, tanto che ci tuteleremo nelle sedi legali. Le persone devono sapere la verità: abbiamo subito un gioco al massacro, ci hanno chiamato ricattatori, camorristi, razzisti, ma nessuno ci ha chiesto di raccontare la nostra versione dei fatti. E’ incredibile quello che avviene a Napoli, dove il potere del più forte schiaccia sempre il più debole. Con la finta questione razziale, l’AfroNapoli ha nascosto gli illeciti regolamentari commessi”. Secondo l’Asd Campania, infatti, sarebbe stata l’AfroNapoli a schierare un calciatore iscritto a campionati professionistici. “Quanto a noi – dice Angelo Sorrentino, vicepresidente dell’associazione – non ci sono prove attendibili che abbiamo mandato in campo un calciatore sotto falso nome”.

“Piuttosto – aggiunge il presidente Angelo Esposito – sono loro che hanno schierato un giocatore della serie C2 di calcio a 5, una federazione della Figc. Peraltro, si trattava del quarantunesimo calciatore tesserato, mentre da regolamento ciascuna squadra può disporre al massimo di 40 giocatori. Senza considerare il tema del valido documento di riconoscimento, di cui evidentemente i migranti irregolari dell’AfroNapoli non sono provvisti: rispondendo al nostro ricorso la Commissione ha scritto che non è posto nessun divieto al tesseramento di persone sprovviste di permesso di soggiorno. Sarei curioso, allora, di chiedere quale è il valido documento di riconoscimento cui fa riferimento il regolamento e soprattutto se persone senza permesso di soggiorno possono giocare un campionato”.

Alla fine, il comitato provinciale dell’Aics di Napoli ha dato ragione all’AfroNapoli – cui è andata la vittoria a tavolino della finale e l’accesso alle gare nazionali – bocciando le istanze del Campania e condannando duramente la società: “Oltre al danno – conclude Esposito – è arrivata anche la beffa perché ci hanno escluso fino al 30 giugno 2013 come se fossimo dei criminali. E’ stata una decisione politica senza fondamenta giuridiche, ma ci difenderemo nelle sedi più opportune. Mi dispiace solo per i ragazzi che hanno lottato e sudato per vincere e che adesso non potranno nemmeno più fare il campionato l’anno prossimo. E’ una delusione immensa. In Italia le leggi vengono eluse sistematicamente e chi cerca di farle rispettare viene punito con il bavaglio. Ma noi abbiamo fiducia nella giustizia e combatteremo per i nostri diritti, anche se si è spezzato il sogno di vincere il campionato nazionale”.

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