Il primo sospettato dell’attentato all’istituto Morvillo-Falcone di Brindisi ha un nome. E un volto. Si chiama Raffaele Niccoli, è un ex ufficiale dell’aeronautica, ha 63 anni e ha un alibi di ferro: non si trovava a Brindisi quando sono esplose le bombe. Lo ha ripetuto agli inquirenti che sabato scorso lo hanno rintracciato nella sua abitazione e l’hanno interrogato in questura, prima di lasciarlo andare stamattina senza nessun provvedimento restrittivo a suo carico. Lui, il diretto interessato, al fattoquotidiano.it ha ripetuto quanto detto agli investigatori: “Non ero a Brindisi, sono arrivato dopo l’attentato alla Morvillo-Falcone“.

Vito è un suo amico, il primo ad aver incontrato il sospettato il giorno dell’esplosione: “Era all’incirca mezzogiorno, mi sembrava normalmente preoccupato per quanto accaduto, non posso credere che abbia niente a che fare con questa tragedia”. Separato da parecchi anni, con tre figli di cui una minorenne, sul campanello della sua abitazione c’è scritto “Niccoli – articolo 13”, il nome di un’associazione. E proprio a causa di un’associazione culturale, che aveva scambi con Albania e Montenegro, negli anni Novanta fu coincolto in un’indagine giudiziaria. Interrogato più volte da sabato a oggi. Sarebbe in grado di trasportare tre bombole da 15 kg? “Assolutamente no – ha spiegato Vito – , ha avuto problemi di cuore, è fisicamente debole, l’ho dovuto aiutare per trasportare su in casa un frigorifero di appena 30 kg. In questi giorni l’ho visto tranquillo”.

 

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