La tensione sociale ha superato i limiti di guardia, ma non incombe un vero rischio di ritorno agli anni di piombo. Si può riassumere in questo modo l’opinione prevalente registrata dall’Uomo da marciapiede a commento dell’attentato di Genova e della reazione del governo. “Per un ritorno alla stagione del terrorismo oggi mancano le condizioni politiche e culturali”, spiega un passante. Quel che a molti fa davvero paura è una crisi economica di sistema, che sta creando una disperazione sociale che può degenerare in violenza. Le prime mosse del governo dividono gli animi. La definizione della Valsusa come “madre di tutte le preoccupazioni” per l’ordine pubblico (ministro Cancellieri dixit) è sembrata per lo più improvvida, mentre l’annuncio di inviare l’esercito in strada a protezione degli “obiettivi sensibili”, ad alcuni appare una manovra propagandististica, ad altri – specialmente agli anziani – invece piace perché promette di accrescere la sicurezza. Difficile in ogni caso confidare che si possano debellare i gruppi eversivi senza un adeguato – e non allarmistico – lavoro di intelligence. Gianni De Gennaro, neo-sottosegretario con delega ai servizi di sicurezza, è l’uomo giusto alla bisogna? Tecnico d’eccezione, secondo alcuni. Moralmente incompatibile per le ombre del G8 di Genova, secondo altri. Ma è lotta armata o strategia della tensione, sia pure in scala ridotta? Dopo decenni di trame oscure e depistaggi di Stato, il dubbio è assai diffuso. Il clamore è montato ad arte e i nuovi gruppi potrebbero essere manovrati e infiltrati dall’alto per freddi giochi di potere – dichiarano in molti – visto che gestire la paura, specie in una fase di acuta crisi della rappresentanza, serve per mantenere “ordine, consenso e potere”, come commenta un passante. Non manca poi chi afferma che la rivolta è l’unico modo per tentare di rovesciare un sistema radicalmente ingiusto, non più riformabile con strumenti democratici.

Di Piero Ricca, riprese e montaggio Matteo Fiacchino

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