Gianfranco Fini sprona i suoi colleghi a velocizzare l’iter della norma anti corruzione e propone il taglio del numero dei parlamentari. Il presidente della Camera dice: “Mi auguro che la Camera approvi sollecitamente il ddl anticorruzione, perché già troppo tempo è passato e, soprattutto, va ricordato che siamo uno dei pochi paesi che non hanno ratificato la convenzione di Strasburgo”. Poi l’esponente di Fli propone “un patto tra i partiti davanti agli italiani” per escludere dalle liste elettorali i rinviati a giudizio e i condannati in primo grado, “fermo restando il principio costituzionale della presunzione di innocenza”. Fini, poi, passa alla legge elettorale: “Spero anche io che la legge elettorale venga cambiata e che ognuno possa scegliere il suo candidato. E’ giusto ridare agli elettori la possibilità di scegliere l’eletto, ma attenti che le preferenze non risolvono tutto”. Il sistema politico per Fini è “troppo pesante, sulle spalle di una società che comincia ad avere il fiato corto. Il numero degli eletti è eccessivo. Non possiamo più permetterci 945 parlamentari e circa mille consiglieri regionali”.

Le sue parole non cadono nel vuoto, e Antonio di Pietro rilancia: “Se vogliamo fare sul serio approviamo subito una norma che impedisca ai condannati di entrare in Parlamento”. Poi il leader dell’Idv continua: “Qualunque sia la legge elettorale che si varerà, si inserisca nelle disposizioni il divieto per i condannati ad essere candidati così come si impedisca ai rinviati a giudizio per reati gravi di essere non solo candidati ma anche di continuare a svolgere incarichi di governo, sia centrale che locale. Si passi dalle parole ai fatti”.

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