Internet, si sa, procura molto fastidio al potere: non lo farà ammalare, ma un certo prurito glielo procura. Soprattutto perché tramite internet vengono veicolate notizie che l’informazione ufficiale spesso non fornisce. Ed in questo quadro un ruolo talvolta fondamentale viene esercitato dai blogger. Non è perciò un caso che, di recente, intervenendo al Festival Internazionale del Giornalismo, il Ministro della Giustizia, Paola Severino abbia espresso tutte le sue preoccupazioni per i blog:

«Il giornale ha una sua consistenza cartacea. Il giornalista è individuabile e l’editore anche ed è dunque possibile intervenire. Il blog ha invece una diffusione assolutamente non controllata e non controllabile. È in grado di provocare dei danni estremamente più diffusi. Ecco perché bisogna vederne anche la parte oscura. È un fenomeno certamente positivo per certi aspetti ma nel quale si possono annidare anche cose negative (può essere un punto criminogeno). Questo mondo va regolamentato».

E’ chiaro che quando fa queste considerazioni, il Ministro si riferisce alla cosiddetta “legge ammazza-blog”, che lei stessa ha ripresentato in Parlamento, e che prevede l’obbligo di rettifica da parte del blogger entro 48 ore su semplice richiesta di chi si senta “parte lesa”, senza la necessità di intervento di un giudice per valutare la fondatezza della richiesta, pena una multa pari, al massimo, a 12.000 euro. Quasi che non fosse già più che sufficiente la normativa penale in materia di diffamazione per proteggere le persone offese nei blog.

Certo che la cosa fa un po’ sorridere. Da un lato i blog, secondo il ministro, dovrebbero essere più regolamentati, perché sono troppo liberi. Dall’altro invece abbiamo una informazione pubblica in mano alla RAI che libera non è per nulla e costantemente fa invece passare notizie e ne occulta altre, esercitando quindi un tipo di informazione che con l’oggettività e la trasparenza nulla ha a che fare. Ma su questa il ministro Severino tace. Informazione talmente di regime che lo stesso Festival del Giornalismo ha registrato il netto aumento della fiducia degli italiani verso l’informazione online rispetto a quella tradizionale, rappresentata da televisioni e carta stampata. Un brutto colpo per il potere…

Ed un altro brutto colpo è venuto proprio in questi giorni dalla Corte di Cassazione che, in data 10 maggio, ha pronunciato una fondamentale sentenza con cui ha fissato il principio secondo cui i blog, anche di informazione, non rientrano nei prodotti editoriali della legge sull’editoria, non devono essere registrati e non sono stampa clandestina.

Talvolta la giustizia sembra difendere maggiormente la libertà di informazione di quanto sappiano o vogliano fare i nostri politici.

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