Grande enfasi sulla politica e sul futuro delle nazioni e pochi riferimenti precisi ai più controversi casi di Borsa, come Fondiaria–Sai dei Ligresti e Monte dei Paschi. La prima notazione che balza agli occhi scorrendo le 22 pagine dell’odierno discorso annuale del presidente della Consob Giuseppe Vegas è questa. Nel suo secondo incontro annuale della Commissione, che si svolge come sempre presso la sede della Borsa a Milano, l’economista ha di fronte innanzitutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il vice ministro all’Economia Vittorio Grilli. Alle due autorità condensa il suo pensiero nelle ultime due pagine della sua relazione. Che somiglia molto a quello del suo ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Ovvero da colui che lo volle in Consob dopo Lamberto Cardia.

Basta con la “dittatura dello spread”, dice Vegas senza tanti giri di parole. “In molti Paesi europei sta crescendo l’insofferenza verso questa dittatura” scrive l’economista meneghino “vista come ostacolo alle aspirazioni dei popoli. I cittadini non accettano di pagare per scelte su cui non sono chimati a decidere”. Quel numero sintetico, che sta condizionando pesantemente la via degli italiani “si basa sui fondamentali dell’economia, ma tuttavia incorpora un giudizio di valore sintetico e soggettivo che, spesso, li travalica”. Il pensiero vola direttamente alle ultime tornate elettorali in Grecia, Francia, Germania e alle amministrative italiane, che hanno consegnato un’Europa dei cittadini che vuole affrancarsi dalla egemonia totalitaria del rigore finanziario targato Merkel, pur comprendendo che essa è parte dei nostri sistemi capitalistici. Ridare potere al voto è visto come un passaggio fondamentale per riacquistare una piena autorità politica e strategica. “Affidare il nostro futuro a un numero costituisce un modo di abdicare ai nostri doveri. E lo spread, che dipende in sostanza dalle scelte di un soggetto invisibile – il mercato – attribuisce ogni potere decisionale a chi detiene il potere economico, nei fatti vanificando il suffragio universale. Se si vuole evitare una ribellione con effetti autodistruttivi, riguardare ai fondamentali economici e operare per renderli più solidi” dice di fronte a Napolitano e alle altre autorità, ben poco rilassate.

Fuori dalla sede della Borsa, a piazza Affari, una mobilitazione di forze di polizia e pubblica di sicurezza mai viste negli ultimi anni, danno senso alla parola “ribellione”. Meno finanza e più politica attiva ed economia reale, insomma. Ma anche, e qui il Vegas controllore della Borsa abdica al suo ruolo, pochissimi riferimenti concreti alla malafinanza degli ultimi tempi. Non si parla, ne si accenna, ai Ligresti, al Monte dei Paschi, ma anche ai tanti disastri finanziari minori come l’ultimo crac della compagnia di navigazione Deiulemar, sulla quale la Consob ha alzato i riflettori a frittata fatta. Ma basta scorrere i siti delle associazioni dei piccoli azionisti per accorgersi che il cahier de doleance dei risparmatori – il parco buoi come lo si chiama spregiativamente – è lungo. Ci sono Seat Pagine Gialle, Eutelia, Cape Live, Uniland. Piccole società che, come gli sport minori alle olimpiadi, avrebbero dovuto trovare un po’ di spazio. Invece solo qualche passaggio sulla necessità di migliorare i controlli di fronte a “processi di innovazione finanziaria che fanno emergere nuove fonti di rischio… non sempre governabili dalle autorità di vigilanza”.

In parte è vero: la finanza corre più velocemente dei controllori del suo traffico, e non è facile operare in questi casi. Ma si può e si deve essere più incisivi. Restando alla finanza tortuosa e opaca, che non racconta ai suoi investitori tutta la verità, la Consob mette in luce il ruolo dei fondi d’investimento Etf sintetici. Qualcosa che i risparmiatori credono essere un borsellino per i loro risparmi da investire sui mercati finanziari, e che invece finisce per essere, grazie a complessi artifici finanziari, raccolta bancaria di cui si giovano le banche a secco di liquidità. Un uso improprio di questi strumenti di investimento di cui i risparmiatori sono ignari e che, sottoliana Vegas, possono creare seri problemi di stabilità finanziaria e che in Europa rappresentano già il 40% della raccolta totale degli Etf. E poi ci sono i Credit default swap trattati su mercati non regolamentati e gli High frequency trading, gli scambi di Borsa al millisecondo che destabilizzerebbero i mercati lungi dall’essere innovazioni utili. Bisogna agire, a livello internazionale, dice il presidente, per ingabbiarli. Un aspetto che, invece, certamente farà piacere a Napolitano è la riduzione dei costi della macchina Consob, equivalente a 10 milioni di euro quest’anno. Che vuol dire, a cascata, 11 milioni in meno richiesti ai soggetti vigilati. Per loro Vegas chiede al Governo anche semplificazioni normative e una revisione del Testo unico della finanza del 1998, per renderlo più snello, e quindi anche meno oneroso per le società quotate, ma più incisivo. Perché torni anche a Piazza Affari quella fiducia che vuol dire nuove quotazioni, ora praticamente assenti se si eccettuano sporadici casi. 

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