Domani sera sera noi di Articolo 21 guarderemo il nuovo programma di Fazio e Saviano su La7.

Lo faremo perchè li stimiamo e perchè siamo curiosi di vedere quale seguito riusciranno a dare a “Vieni via con me”, un programma che ha colpito nel segno e che ha portato all’attenzione generale temi e parole che, almeno alla Rai, erano state oscurate e cancellate.

Lo faremo anche come scelta politica per ringraziare La7 che ha dato ospitalità al programma, dopo aver già riportato in video Sabina Guzzanti e Serena Dandiniche alla Rai non potevano e non dovevano più andare in onda.

Dal momento che gli autori hanno lanciato un appello affinché ciascuno di noi segnali “le parole che non ha o non ha più”, ci piacerebbe davvero che Fazio e Saviano ci restituissero la conoscenza della parola “servizio pubblico“, magari raccontandolo, mostrandone i momenti migliori, chiamando sul palco i testimoni, a cominciare dagli espulsi, molti dei quali ora lavorano proprio a La7.

Tra le cose e le parole che non abbiamo più c’è proprio l’idea di pubblico servizio e di bene comune.

La prima puntata “in trasferta” di Fazio e Saviano sará la prova provata che queste parole hanno perso di senso; che il gruppo dirigente della Rai è riuscito nella impresa di trasformare un bene pubblico in una parte, e neppure la più pregiata, dell’impero del conflitto di interessi.

Guardare il nuovo programma sarà dunque anche un modo per chiedere a Monti di staccare la spina a questo spettacolo, di restituire autonomia e dignità alla Rai, di mettere fine alla gestione diretta da parte degli esecutivi e delle forze politiche.

Chissà se Monti avrá il coraggio di fare almeno questa scelta, o, se invece, anche in questo caso, dovrà chiedere scusa a Berlusconi per aver solo pensato di fare davvero l’asta per le frequenze tv e di buttare nel cestino della spazzatura la legge Gasparri, la vera madre di tutte le leggi “ad personam e ad aziendam”.

Speriamo che Monti guardi il programma e ritrovi le parole giuste…
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