Dwog paco” significa “torna a casa”. Torna a casa, ti perdoniamo. E’ il messaggio cantato dalle donne del Nord Uganda e diffuso via radio dall’Onu e da The Voice Project nelle foreste del Sudan del Sud, della Repubblica Democratica del Congo e della Repubblica Centrafricana.

I Am Mother from The Voice Project on Vimeo.

E’ qui, in mezzo alla savana, alla paura e alla vergogna, che si nascondono i ragazzi soldato del Lord resistance’s army, l’esercito ribelle guidato da Joseph Kony, che per oltre 20 anni ha terrorizzato l’Africa centrale, costringendo uomini e migliaia di bambini ad arruolarsi. Oggi il Lra si è ritirato nelle foreste al confine dei tre Paesi. Alcuni degli ex soldati e dei sequestrati sono riusciti a scappare e a nascondersi nella savana. Alla tragedia dei massacri, però, si somma quella della vergogna: non possono tornare a casa, schiacciati dal peso delle atrocità che sono stati costretti a commettere.

Ma le cose potrebbero presto cambiare. A fare la differenza è la voce delle mamme, quelle che intonano canti di perdono per convincerli a uscire dalle foreste. “Usare la radio è l’unico modo per far arrivare loro un qualsiasi messaggio”, spiega Matthew Brubacher, funzionario per gli affari politici e il disarmo di Monusco, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo. “Il 50% di quelli che sono tornati – aggiunge Brubacher- ha detto che la radio ha contribuito a farli uscire”.

Il ruolo che i canti giocano nel costruire la pace, del resto, è noto. In “When blood and bones cry out” (Oxford University Press,2011), John Paul Lederach e Angela Jill Lederach affermano che cantare la sofferenza e la sopravvivenza aiuti a riconciliare le comunità dopo esperienze traumatiche. Il concetto è espresso anche in “Musicand conflict transformation: harmonies and dissonances in geopolitics” (AAVV, Toda Institute, 2008).

Alla voce delle donne – vedove, sopravvissute, ex sequestrate – oggi si unisce anche quella di tanti cantanti, uno su tutti Peter Gabriel. Il suo canto “Dwog paco” è stato registrato insieme ad altre 50.000 persone, lo scorso novembre, allo SWU Music and Arts Festival di Paulinia, in Brasile, e oggi è trasmesso nella savana centrafricana.

Il perdono delle madri non ha bisogno di testimonial, la copertura delle antenne radio, però, quella sì. Ecco perché è nato The Voice Project. L’iniziativa di Hunter Heaney ha coinvolto decine di artisti, e, grazie anche alla vendita di scialle con la stampa dei canti, può contribuire ad amplificare la voce delle mamme già trasmessa dall’Onu e a raggiungere sempre più ragazzi.

A cambiare veramente le cose, però, potrebbe essere un videorealizzato niente meno che da Bobby Bailey. Il semplice nome, ai più, non dirà niente. Insieme a Jason Russell, Bailey è il co fondatore di Invisible Children, l’organizzazione no profit di San Diego – lasciata da Bailey nel 2009 – che ha lanciato “Kony 2012”, il video, caricato su YouTube il 5 marzo, che chiede l’arresto di Joseph Kony entro la fine del 2012 e che ha ottenuto più di 80 milioni di visualizzazioni in sole due settimane (e suscitato molte polemiche, a cui l’ong ha risposto con “Kony 2012 Part II”).

Si chiama “I am the mother” e dura poco più di 3 minuti il video di Bailey sui canti del perdono. E’ dedicato alla memoria di “Mama” Elisabeth Vasiloda Ochola ed è stato caricato su Vimeo un mese fa. Chissà che non riscuota lo stesso successo di Kony 2012. Anche le polemiche, se necessario: alle mamme importa solo far sentire la loro voce nella savana.

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