Cari italiani,

sono un noto politico di centrosinistra e scrivo questa lettera dopo aver sentito Obama dire all’Abc (un canale che con evidente senso di responsabilità appoggia il governo Monti, a quanto pare) che “le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare liberamente”. Mi è preso un coccolone, lo confesso, perché Obama è democratico, mica compagno rivoluzionario, e sentirgli dire queste cose un po’ di rodimento me lo provoca. Il Partito democratico americano, in fondo, è sempre stato poco poco più progressista della Democrazia Cristiana, era il partito appoggiato dagli Agnelli, era il partito di Kennedy, Roosevelt e Clinton, mica di Marx, Lenin e Ho Chi Min!

Fatto sta che, dopo Di Pietro, anche Obama ci ha scavalcati a sinistra. E non va bene, cazzarola, perché i progressisti in questo paese eravamo noi. In Italia persino molti ex fascisti oggi sono a favore dei matrimoni gay, e lo dicono pure apertamente, pensa un po’…

Io vorrei dire quello che ha detto Obama, ve lo giuro, ma poi chi lo spiega a Fioroni e alla Bindi? Enrico Letta si strapperebbe gli ultimi capelli rimasti e Franceschini mi manderebbe a casa padre Amorth.

È anche per questo che la lettera che state leggendo non posso firmarla. Perché farei incazzare troppi compagni di partito. Oddio no, compagni no, scusate… Amici, ecco. Amici di partito. E poi le Acli? Che mi dite delle Acli? Sarebbe un disastro.

No, non posso dire pubblicamente quello che penso. Anzi, sappiate che domattina, quando i giornalisti mi chiederanno che penso della dichiarazione di Obama, farfuglierò qualcosa sui diritti inalienabili, sul rispetto per le sensibilità di tutti, sulla necessità di regolamentare le coppie di fatto senza snaturare le inclinazioni religiose del paese. Ma non userò la parola “gay”, son mica matto. Parlerò di coppie generiche, pure di fratello e sorella di novant’anni che si cambiano il pannolone a vicenda, che fa tanto carità cristiana e la Bindi si commuove…

Ma se nemmeno Nichi chiede il matrimonio, in fondo, che pretendete da me? Tengo famiglia, un mutuo da pagare e il parroco del paese che poi durante il sermone inviterebbe il gregge a non votarmi più…

Dai, scusate lo sfogo. Facciamo finta che non è successo nulla. Non siamo pronti. Non è pronto il paese, non è pronto il partito, non è pronto Casini, non sono pronto io e in fondo non siete pronti nemmeno voi, ammettetelo…

Ora vi saluto che domani mattina presto ho un incontro con un gruppo di amici cardinali illuminati che mi fanno da pontieri con Casini.

Hasta la victoria!

No, no… ma che dico…

Pace e bene. Va bene “pace e bene”, Pier?

Ho mal di testa, mi serve un’aspirina. 

NOTA: Ovviamente nessun politico di centrosinistra ha mai scritto una lettera simile. Ma non ci dispiacerebbe se qualcuno lo facesse davvero, chiedesse scusa al popolo di centrosinistra (e non) che aspetta battaglie di civiltà di questo tipo e poi si ritirasse a vita privata, meditando per il resto dei suoi giorni su quanto ha avuto la possibilità di fare per rendere questo paese più civile e non ha fatto. Per paura, incapacità, opportunismo, vigliaccheria, calcolo politico.

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