Non un terzo, ma metà. In due giorni cambia di nuovo il pacchetto di proposte di modifica sulla legge per i rimborsi elettorali ai partiti. Lunedì scorso la proposta dei relatori del testo (Gianclaudio Bressa del Pd e Peppino Calderisi del Pdl) prevedevano un taglio dei finanziamenti ai partiti previsti per il prossimo luglio (relativi alle tornate elettorali del 2008) del 33 per cento, cioè di un terzo dei circa 180 milioni di euro. La decurtazione della metà era invece rimandata ai rimborsi successivi e per quelli a venire. 

Oggi, invece, in particolare dopo i risultati elettorali che hanno premiato la protesta “anti-casta” (il primo pensiero è al Movimento Cinque Stelle, ma non dev’essere dimenticato il trionfo del referendum in Sardegna) è stata modificata la proposta al vaglio della commissione Affari costituzionali della Camera. Proposta che ha avuto il via libera della commissione. Il testo votato vale anche per i rimborsi relativi alle elezioni fino al 2011. In mattinata è stato approvato anche un emendamento dei relatori che prevedeva una stretta sui rimborsi per le spese relative alle campagne elettorali per la circoscrizione Estero.

L’emendamento è passato con il voto favorevole della maggioranza e l’astensione della Lega. “In realtà – racconta il deputato dell’Udc Pierluigi Mantini – avevamo ragionato a lungo sul taglio al 75% ma ci sarebbero stati effetti di licenziamento sui lavoratori dei partiti”.

Le votazioni in commissione sugli emendamenti alla proposta di legge (che oltre al finanziamento pubblico regola anche le norme di controllo) sono terminate, con una velocità sprint. Ora il testo passerà alle altre commissioni competenti per i pareri visto che il testo deve approdare in aula lunedì.

Abolizione totale respinta. Tra le prime votazioni quella per un emendamento presentato dal capogruppo in commissione Gianguido Vanalli che proponeva l’abolizione totale dei rimborsi elettorali e la devoluzione dell’ultima rata di luglio. L’emendamento è stato respinto.

Lo statuto per i partiti. Secondo lo stesso emendamento dei relatori Bressa e Calderisi i partiti che vogliono i rimborsi devono “dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto, trasmessi al presidente del Senato e a quello della Camera”. Atto costitutivo e statuto sono in forma di “atto pubblico” e devono indicare “l’organo competente ad approvare il rendiconto di esercizio” e la “gestione economico-finanziaria”.

No al controllo della Corte dei Conti. La commissione della Camera ha bocciato tutte le proposte di modifica venute dal Terzo Polo ma anche da singoli deputati del Pd per spostare il controllo sui conti dei partiti dalla commissione ad hoc prevista nel testo sul finanziamento (presidente della Corte dei Conti, presidente del Consiglio di Stato e Primo presidente della Cassazione) alla Corte dei Conti.

Salta l’obbligo di investire in titoli. Salta l’obbligo per i partiti di investire la propria liquidità in titoli di Stato. La proposta di modifica sopprime il comma 9 dell’articolo 5 che recitava: “E’ fatto divieto ai partiti e movimenti politici di investire la propria liquidità derivante da disponibilità di risorse pubbliche in strumenti finanziari diversi dai titoli emessi dallo Stato italiano”.

Donazioni da detrarre. Ok della commissione all’emendamento che prevede che un privato che vuole dare un finanziamento a un partito possa detrarlo al 38% solo se è superiore a 50 euro e fino a 10mila euro.

Stretta sulle circoscrizioni all’estero. Arriva una stretta sui rimborsi per le spese elettorali relative alle circoscrizioni all’Estero. I fondi non arriveranno più, infatti, con cadenza annuale. Il testo dei relatori di Pd e Pdl prevede che i rimborsi “corrisposti con cadenza annuale entro il 31 luglio di ogni anno”, siano solo quelli “in relazione alle spese elettorali” per politiche, europee e regionali e non più anche quelle “da attribuire ai movimenti o partiti politici in relazione alle spese sostenute per le campagne elettorali nella circoscrizione Estero”.

Rimborso a partito con almeno un eletto sotto il proprio simbolo. Per accedere ai rimborsi elettorali ipartiti dovranno avere almeno un candidato eletto sotto il proprio simbolo. Lo prevede il testo sul finanziamento pubblico ai partiti approvato dalla commissione Affari Costituzionali della Camera. Ciascun partito o movimento politico, recita la norma approvata, “che abbia conseguito almeno un candidato eletto sotto il proprio simbolo alle elezioni per il rinnovo del Senato, della Camera, del Parlamento europeo o dei Consigli regionali”, ha diritto al contributo pubblico “nel limite dei tre settimi dei rimborsi elettorali complessivamente attribuiti per ciascun anno. Sono versate all’entrata del bilancio dello Stato le quote dei contributi non attribuite”. Di fatto è una stretta per le forze politiche che si candidano ‘in quotà di un altro partito.

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