Ci risiamo. Riecco il giorno della prova Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione). Oggi, 9 maggio si parte dalla scuola primaria con le classi seconde e quinte. Il 10 e il 16 toccherà alla secondaria di primo grado e di secondo grado. In realtà sono mesi che in classe se ne parla e si prova e riprova il test a quiz. Premessa necessaria: chi scrive aderirà allo sciopero proclamato dai Cobas pur essendo un iscritto alla Cgil che, come Cisl e Uil, non ha indetto scioperi.

Parto dal comprendere cosa accadrà domani ai miei alunni di seconda elementare. Per capire bisogna leggere il “Manuale per il somministratore”. E’ prevista quest’anno una prova preliminare di lettura per i bambini di seconda. E’ una prova di velocità, che dev’essere fatta in due minuti: il manuale suggerisce persino di munirsi di un cronometro e specifica che “si può utilizzare quello di cui tutti i telefoni cellulari sono forniti” dimenticandosi che secondo i regolamenti delle scuole gli insegnanti non possono usare i cellulari. La bibbia del somministratore specifica anche cosa deve dire l’insegnante ai bambini: “Quando vi darò il via, dovete cominciare la prova vera e propria e cercare di fare più in fretta che potete ma non vi preoccupate se non riuscite a finire. Ricordatevi di non fermarvi quando arrivate in fondo a una pagina e di passare subito a quella dopo. Quando vi dirò di smettere, dovete posare immediatamente la penna e chiudere il fascicolo”.

Ve li immaginate i bambini che fanno a gara? Qualsiasi maestro sa che la fretta crea emozione, angoscia, confonde l’alunno, non lo mette nelle condizioni ottimali.

Tra i tanti dettami dell’Invalsi vi è anche specificato: “Gli allievi che chiedono di uscire dal locale della somministrazione al di fuori della pausa prevista possono farlo solo in situazioni di emergenza (ad esempio nel caso si sentano male)”. Proprio stamattina Marco, 7 anni, ha interrotto la mia lezione, come fa spesso, dicendomi più volte che aveva prurito al “pisellino”. E se dovesse capitare domani? Come si valuta il prurito al “pisellino”?.

Forse chi ha pensato alle regole del “gioco” si è dimenticato di quello che accade in una classe di seconda elementare.

Ancora: tra le norme generali per la conduzione della somministrazione vi è scritto cosa dire in caso di domande degli alunni. “La migliore risposta – specifica il manuale – da dare a qualunque richiesta d’aiuto è: “Mi dispiace ma non posso rispondere a nessuna domanda. Se ti può essere utile, rileggi le istruzioni e scegli la risposta che ti sembra migliore”. Immagino il volto di qualche mio allievo di 7 anni di fronte a uno stile tanto laconico.

Infine due interrogativi: se l’art. 7 del D.L.vo 297/94, p.2, lett. c, affida al Collegio docente potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell’istituto, e l’articolo 8, ai consigli di intersezione, di interclasse e di classe, competenze in materia di programmazione, valutazione e sperimentazione, perché un/una dirigente dovrebbe maggiore ossequio ad una nota che, nel caso specifico, non ha il valore prescrittivo? Come si può vedere dal sito del Centro studi per la scuola pubblica, numerose scuole basandosi sul fatto che non esiste alcuna norma che sancisca l’obbligatorietà per gli insegnanti di somministrazione di prove di valutazione predisposte da soggetti esterni al Collegio e agli organi collegiali competenti, nello specifico, delle prove che l’INVALSI elabora per effetto del dettato istitutivo di cui all’art. 3 comma 1 lettera b della Legge 28 marzo 2003 n. 53, hanno detto no al test a quiz per bambini “in vitro” come li vorrebbe in Italia qualcuno…

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