Dopo la fulminante rinuncia di Antonis Samaras, leader dei conservatori di Nea Dimokratia che ha incassato il rifiuto di Fotis Kouvelis e del partito di Sinistra Democratica, è già il momento della sinistra radicale del partito Syriza di tentare di formare un governo di salvezza nazionale in Grecia. L’esito delle elezioni, allo stato, può consentire soltanto alleanze per far allontanare il paese dall’orlo del baratro. Alexis Tsipras proverà a dare vita a un governo anti-austerity che possa evitare un ulteriore ricorso alle urne. Il presidente della Repubblica Carolos Papoulias gli ha conferito l’incarico e ora il primo ministro in pectore avrà tre giorni di tempo, questo prevede la costituzione ellenica, per formare un governo che possa affrontare la gravissima crisi finanziaria del Paese e rispondere agli allerta di Germania e Italia e soprattutto Ue perché si attenga al dolorosissimo piano di risanamento.

Il primo rifiuto tuttavia è arrivato da Aleka Papariga, la leader del Partito Comunista di Grecia (Kke, che ha ottenuto 26 seggi alle ultime elezioni). La Papariga ha spiegato il rifiuto con il fatto che, a differenza di Syriza, il Kke è contrario all’Europa e vuole l’uscita della Grecia dell’Ue e dall’eurozona.  Fotis Kouvelis invece appoggerà un eventuale governo di coalizione delle sinistre a larga maggioranza “per non far tornare di nuovo il Paese alle urne”. Kouvelis ha ribadito a Tsipras i due punti fondamentali del proprio partito: distacco dal memorandum e permanenza della Grecia nell’Unione Europea.

“Valuteremo tutte le possibilità di raggiungere un’intesa, principalmente con le forze di sinistra”  aveva fatto sapere in precedenza Tsipras che ha definito i risultati elettorali come “un messaggio di cambiamento”. Il leader di Syriza ha annunciato che cercherà di formare una coalizione di sinistra che respinga le misure “barbariche” previste dal prestito Ue-Fmi.  Ma quella di Tsipras è una lotta contro il tempo. Il nuovo governo deve essere pronto per il 17 maggio, altrimenti c’è il rischio di nuove elezioni. Tzipras è riuscito a conquistarsi il “secondo” risultato delle elezioni proponendo di voler restare senza dubbio nell’Eurozona, ma proponendo di rinegoziare con Fmi, Bce e Ue il celebre memorandum, che così com’è produce sì un risparmio notevole, ma ha già creato tensioni enormi e proteste anche violentissime. 

In giornata sono in programma colloqui di Tsipras anche con i rappresentanti dei Verdi-Ecologisti, che non sono entrati in Parlamento e con Luca Katseli, leader di Accordo Sociale centro-sinistra, anch’esso fuori dalla Voulì. Da domani Tsipras dovrebbe vedere i leader degli altri partiti che sono entrati in Parlamento ovvero lo stesso Samaras, Nea Dimocratia con 108 seggi, Evangelos Venizelos del Pasok, 41 seggi, Aleka Papariga, Partito comunista di Grecia, 26 seggi, e Panos Kammenos, Greci Indipendenti, 33 seggi.  Non previsti per ovvi motivi l’incontro con Chrisi Avghì, Alba dorada, partito  filo-nazista, che ha conquistato 21 seggi. Secondo vari analisti, Tsipras manterrà il suo mandato per tutti i tre giorni concessigli dalla Costituzione nel tentativo di formare un governo di coalizione fra tutte le forze di sinistra del Paese.

Il Paese, ormai al suo quinto anno di recessione, con una disoccupazione al 20 per cento, si è impegnato a trovare entro il mese di giugno un’altra tranche di tagli per 11,5 miliardi di euro nei prossimi due anni. Nuova Democrazia e Pasok, che si alternano al potere dal 1974, hanno visto crollare i loro voti, al 32% dal 77,4 delle ultime elezioni: il tracollo ha lasciato i due partiti, che sostengono il piano di salvataggio seppure con termini più blandi, con 149 deputati sui 300 in Parlamento, un bottino insufficiente, di almeno due parlamentari, per una ripetizione della coalizione uscente guidata dal tecnocrate, Lucas Papademos.  Gli elettori, furenti per due anni di tagli, hanno invece rafforzato il fronte euroscettico: oltre ai 52 di Syriza, ci sono i 33 seggi consegnati alla destra estrema e filo-nazista di Alba Dorada che entrano nel Voulì a suon di minacce, i 33 alla sinistra dei Greci Indipendenti e i 26 dei comunisti del Kke. Syriza dovrà tentare di trovare una coalizione, ma c’è il rischio concreto che l’Europa debba fermare il flusso di aiuti e costringere la Grecia a lasciare l’euro. Intanto Atene ha collocato titoli di Stato semestrali per 1,3 miliardi di euro a un tasso di interesse del 4,69%, in rialzo rispetto al 4,55% registrato all’ultima asta del 10 aprile. 

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