E’ finita come da copione. Come da settimane, da mesi si diceva che doveva finire: Nicolas Sarkozy battuto alle presidenziali. “E’ andato fuori di testa. Le persone vicino a lui pensano ancora di poter vincere. Ma lui, invece, è cotto. Come nel bunker nel 1945″, diceva appena una settimana fa François Pinault, uno degli uomini più ricchi di Francia. Che, va riconosciuto, non ha mai amato Sarkozy e non glielo ha mai mandato a dire. Si’, atmosfera da fine regime. Con le degenerazioni del caso. Le tristezze, le caricature. Nel caso di una disfatta, bisogna rendere onore ai vinti, comunque.

Nell’ultima campagna Sarko ha dato il peggio, giocando le sue carte più destrorse, di intolleranza nei confronti degli immigrati, perfino di moralista (che alla fine non lo è proprio) per rincorrere gli elettori di Marine Le Pen. Ma Sarkozy è davvero solo quello? No. E forse è un po’ migliore, sia come politico che come persona. Era il 2007, quando divenne Presidente. E si impose subito, anche a livello europeo, come l’uomo di una destra nuova, moderna, anticonformista. Era il primo in Francia a parlare chiaramente della necessità di una riforma della macchina amministrativa, relativamente efficiente, ma ormai troppo costosa. Del fatto che pure il mercato del lavoro, troppo rigido, andava rivisto, reso più flessibile, ma senza cadere in un modello neoliberista senza regole. Di tutto questo non si è fatto praticamente nulla. Ma la colpa non è solo sua. Pure del suo partito, l’Ump, quello neogollista, ormai un concentrato di “baroni”. Talvolta è stata perfino colpa delle ottusità della sinistra e dei sindacati, se certi obiettivi apprezzabili di Sarkozy non sono stati centrati. Vedi il progetto di riforma del liceo: il Presidente invio’ i suoi esperti in Finlandia, a studiare un modello giudicato all’avanguardia a livello mondiale. Ne venne fuori un piano assai interessante. Ma i rappresentanti dei docenti e la gauche fecero opposizione. E la montagna partori’ un topolino: una riforma, alla fine, epidermica.

Sarkozy era un presidente di destra che parlava di ecologia. Come dimenticare la sua battaglia sulla carbon tax a livello europeo? Ma anche li’, ennesima delusione. Cedette agli interessi delle grandi imprese e alle pressioni dei vertici del suo partito. Il nostro ha anche lasciato in eredità, diciamolo, qualcosa di buono. Ad esempio, la riforma degli aiuti sociali, mediante la creazione dell’Rsa, un reddito minimo garantito, come vorremmo averne in Italia, più legato rispetto al passato alla disponibilità del cittadino senza risorse a lavorare. E’ una trasformazione gestita assieme a Martin Hirsch, alto funzionario di Stato, da sempre in odore di sinistra, che Sarkozy riusci’ a coinvolgere  – ma solo nella prima parte del mandato – assieme ad altri uomini della gauche. Si dice, poi, che abbia fatto troppo leva sulla spesa pubblica. Ma il vasto prestito obbligazionario, da lui varato (35 miliardi), si sta traducendo in interventi reali, soprattutto per le università (da sole ne assorbono 19). E poi, scusate, François Hollande cosa vuol fare? E’ alla fine lo stesso approccio economico keynesiano. Molto francese. E le ironie su Sarkozy iperattivo e inconcludente? Vero, ma in molti casi è anche riuscito (vedi la crisi finanziaria del 2008 e il secondo semestre di quell’anno, quando la Francia assicuro’ la presidenza dell’Unione europea) a gestire in maniera brillante situazioni di emergenza , perfino la deriva in Georgia, nell’estate di quell’anno.

In questa sede, ovviamente, soprassediamo sui suoi errori, più o meno madornali. Sui regalini, anche fiscali, fatti ai ricchi. Sul coinvolgimento, praticamente certo, in affaires imbarazzanti, compreso quello relativo alla miliardaria Liliane Bettencourt. E alla quale alcuni fedeli del nostro hanno spillato dei soldi facendo firmare assegni nei momenti di assenza. Robe ignobili. Ma si renda onore ai vinti stavolta. Dei lati negativi di Sarko si è già scritto cosi’ tanto. Quanto al personaggio, si dice che lui, a differenza di Hollande, non è riuscito a diplomarsi in nessuna delle grandes écoles della Repubblica. E’ vero, non fu uno studente brillante, ma questo ne fa anche un personaggio più “umano”. E’ uno che dà facilmente del tu in una Francia dove questo proprio in certi ambienti, non si fa. E’ una persona, a suo modo, controcorrente. Non è il tipico, insopportabile borghese francese. Sarkozy è nato in un ambiente di ricchi, ma da “sfigato”, abbandonato presto dal padre e con la mamma, che ha tirato su lui e i due fratelli, con qualche sacrificio. Da, li’, in fondo, viene anche la sua attrazione da parvenu per i soldi, lo show biz, i Rolex, i nuovi e vecchi ricchi. Che in parte è stata la sua rovina. 

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