Non lavorava da tempo e la sua condizione si era via complicata a causa dell’invalidità e della separazione dalla moglie. Così, come sta accadendo sempre con maggior frequenza, un disoccupato di 50 anni che viveva a Migliarina, una frazione di Carpi (Modena), ha deciso di farla finita. Nato in provincia di Caserta e da tempo residente in Emilia, il corpo dell’uomo è stato trovato martedì scorso, il 1 maggio, proprio nel giorno della Festa del Lavoro, dopo una segnalazione partita di vicini di casa. I quali, da qualche giorno, non avevano notato più alcun movimento nell’appartamento in cui l’ex muratore abitava. Inoltre, a insospettirli, il forte odore che aveva iniziato a diffondersi sul pianerottolo della palazzina di case popolari.

Quando i soccorritori e gli agenti del commissariato di Carpi sono riusciti a entrare, il cinquantenne era morto ormai da diverso tempo. Si era impiccato e tra le ipotesi formulate dai conoscenti proprio quell’impiego che non riusciva a trovare sarebbe stato uno dei motivi determinanti del suicidio. In base a una serie di testimonianze raccolte in loco dalla Gazzetta di Modena, infatti, l’uomo da tempo trovata solo qualche lavoretto temporaneo. Oppure, hanno aggiunto, “solo di tanto in tanto riceveva chiamate da enti pubblici per svolgere attività come la pulizia delle strade o piccoli lavori di manutenzione. Sapeva fare il muratore e un tempo viveva una vita normale, poi le difficoltà a trovare impiego si sono fatte sentire e non è più riuscito a reinserirsi nel giro delle imprese edilizie”.

Erano gli amici che incontrava al bar del paese ad aiutarlo, quando potevano, allungandogli qualche soldo che gli consentisse di provvedere almeno alle necessità più urgenti. Sembra però che lo scorso inverno la sua situazione si fosse ulteriormente aggravata e le entrare avrebbero iniziato a scarseggiare al punto che le forniture di energia elettrica e di gas per il riscaldamento fossero state tagliate. A quel punto la disperazione per una condizione per la quale non vedeva più uscita ha iniziato a prendere il sopravvento.

Chi lo incontrava gli avrebbe anche suggerito di rivolgersi ai servizi sociali nel tentativo di cercare una soluzione, eventualità che il disoccupato non avrebbe accolto con favore, per quanto già frequentasse il centro di salute mentale a causa dello stato depressivo in cui era precipitato. In parallelo avrebbe sviluppato anche dipendenza dall’alcol e questo quadro, determinato in origine proprio dal lavoro scomparso, può averlo condotto al suicidio.

Al momento la salma rimane a disposizione in attesa che si decida se effettuare ulteriori accertamenti, per quanto non ci siano elementi che lascino ipotizzare una fine diversa per il disoccupato. Dopo il caso di Giuseppe Campaniello, il piccolo imprenditore edile morto essersi dato fuoco lo scorso 28 marzo davanti all’Agenzia delle Entrate di Bologna e la manifestazione prevista per il 4 maggio nel capoluogo emiliano delle vedove degli imprenditori suicidi, si aggiunge così anche il caso di Carpi a una lista che, secondo la Cgia di Mestre, comprende già 32 morti dall’inizio del 2012 solo tra chi esercitava un’attività in proprio.

A detenere la testa della “classifica” dei decessi causati dalla crisi sarebbe il Veneto con 10 vittime. Secondo poi Puglia e Sicilia (4), Toscana (3), Sardegna e Lazio (2), Campania, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo e Liguria (1). I motivi? “Difficile dare una risposta esaustiva”, dice la Cgia, “ma la mancanza di liquidità è il denominatore comune che si riscontra in quasi tutti questi drammi”.

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