A tre mesi dall’inizio dei giochi olimpici di London 2012, l’Inghilterra si interroga sui delitti e sulle pene. Due decisioni antitetiche sembrano voler indicare che mentre agli atleti tutto sarà permesso, per i cittadini londinesi la prossima estate sarà all’insegna di un’ulteriore limitazione delle libertà personali. Andiamo con ordine. Lunedì il Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna, respingendo il ricorso del Comitato Olimpico Britannico (Boa), ha confermato che non è possibile impedire di partecipare ai giochi ad atleti squalificati per doping che avessero già scontato la loro pena. Il Tas già nell’ottobre 2011 aveva accolto un ricorso del comitato olimpico degli Stati Uniti contro la regola 45 della Carta Olimpica del Comitato Olimpico Internazionale, la quale stabiliva che gli che gli atleti puniti per doping con un periodo di stop superiore ai sei mesi non potessero gareggiare nelle due successive edizioni delle Olimpiadi.

Ad ottobre l’avvocato del velocista americano LaShawn Merritt argomentò che tale regola non era un semplice ostacolo all’eleggibilità olimpica, ma una vera e propria sanzione disciplinare. Il Tas gli diede ragione, stabilendo che, anche in caso di doping, una pena non poteva essere ‘afflittiva due volte’. Da qui il ricorso presentato dal comitato britannico, che reclamava una sua autonomia legislativa. Due gli atleti cui il Boa voleva impedire la partecipazione ai giochi. Il ciclista David Millar, squalificato per avere ammesso l’assunzione di Epo tra il 2001 e il 2004. E soprattutto il velocista Dwain Chambers: squalificato nel 2004 per essere risultato positivo al Thg, e che nella sua autobiografia ha candidamente confessato di essersi iniettato di tutto – oltre 300 tipi di sostanze, dagli anabolizzanti alla penicillina all’ormone della crescita – e di essere stato in costante contatto con Victor Conte, l’artefice del famigerato laboratorio di doping Balco.

Unanimi le dichiarazioni di dissenso alla sentenza del Tas provenienti da Londra dove, dopo aver inaugurato il centro antidoping più grande al mondo, pensavano di aver organizzato “le Olimpiadi più pulite della storia”. Il ministro dello sport Hugh Robertson ha detto: “Ho sempre sostenuto la posizione del Boa nell’esigere una completa autonomia nei criteri di selezione della squadra olimpica. Accetto la sentenza del Tas con rammarico e dispiacere”. Colin Moynihan, presidente del Boa, si è detto infuriato. Ma, dietro le quinte, qualcosa si stava già muovendo in direzione contraria. Una fonte anonima ha fatto sapere al Daily Telegraph che era già in programma di inserire Chambers, tra i favoriti per una medaglia olimpica, nella squadra di atletica britannica. E che il suo esordio, tutt’altro che inaspettato, sarà “questione di settimane”: probabilmente già al Golden Gala di Roma il 31 maggio nella staffetta 4×100.

Liberi tutti gli atleti britannici, lo sono un po’ di meno i cittadini. Sempre lunedì è stato confermato il mastodontico piano sicurezza messo in atto per le Olimpiadi: dal costo di oltre 1 miliardo di euro. Il generale Nick Parker, a capo del coordinamento delle forze armate durante lo svolgimento dei giochi, in un’affollata conferenza stampa ha annunciato che saranno impiegati nelle strade 13.500 militari in aggiunta ai 12.500 poliziotti. Senza però voler rivelare quante delle unità utilizzate sul campo, contrariamente alla tradizione britannica, gireranno armate. Ha poi confermato l’utilizzo di jet dell’aviazione militare e di fregate d’assalto e mezzi anfibi della marina militare con funzioni di pattugliamento, prevenzione ed eventuale reazione ad un attacco. La novità sarà la presenza nei cieli londinesi di elicotteri con a bordo dei cecchini: il loro compito sarà di colpire i piloti di eventuali aeri che si avvicinino a bassa quota con intenzioni ostili.

Il generale ha poi reso note le sei località in cui saranno installate le postazioni per il lancio di missili terra-aria. Quattro di questi siti sono in spazi aperti e si trovano nelle zone di Blackheath, Lea Valley, Shooters Hill ed Epping Forest. Gli altri due saranno invece sui tetti di due condomini residenziali, a Tower Hamlets e Waltham Forest. Per lo spavento di chi ci abita. Uno di questi edifici dovrebbe essere il Lexington Building, come racconta Brian Whelan, un giornalista che risiede lì: “Abbiamo ricevuto un volantino nella posta che ci informava che sul nostro tetto saranno installati dei missili. Il tono del volantino era rassicurante, ma invece che protetti ci sentiamo ancora più minacciati. Coi missili sul tetto è più facile divenire bersaglio di eventuali attacchi”. Terrorizzata anche Flash Bristow, portavoce di un’associazione di residenti di Waltham Forest: “E’ pazzesco venire a sapere che a pochi minuti da casa, in un quartiere pieno di gente dove i bambini giocano per strada, sia installato qualcosa capace di ammazzare persone. E’ una cosa orribile”.

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