Far cadere il governo Monti per puntare al voto anticipato ad ottobre? Assolutamente no. Sabotare le riforme previste dall’esecutivo? Altrettanto falso. Berlusconi cerca di contenere le voci e torna a mettere la sua faccia e la sua parola sulla sopravvivenza del governo. Lo fa di fronte al capo dello Stato. Un’ora di ‘colazione di lavoro’, quella di ieri tra l’ex premier e l’inquilino del Quirinale, con il braccio destra Gianni Letta accompagnatore in una atmosfera definita cordiale e collaborativa. I temi sul tavolo sono molti: la riforma del lavoro, la situazione sui mercati, tornata tesa. E poi la questione della giustizia, che per Berlusconi è da sempre questione pubblica e questione privata. 

Sui primi due temi il dialogo è stato franco, anche se l’ex presidente del Consiglio sa di non potere chiedere molto a Napolitano che su Monti ha giocato la carta più importante del suo settennato. L’equilibrio da mantenere è quello tra il sostegno all’esecutivo e l’umore all’interno del Pdl, sempre più nero e per giunta ulteriormente aggravato dai sondaggi in vista delle amministrative del prossimo fine settimana. Per un partito che chiede di alleggerire la pressione fiscale e di dare seguito alla fase di crescita dopo cinque mesi di durissimo rigore, c’è però la situazione sui mercati internazionali che non dà pace, con il differenziale con i titoli tedeschi che torna a volare trainato dalla crisi spagnola. Del resto, identico discorso vale per la riforma del lavoro dopo le uscite più dure dei falchi Pdl. “O cambia o non la votiamo”, aveva detto Maurizio Gasparri due giorni fa. Berlusconi di fronte a Napolitano stempera i toni: suggerisce modifiche, chiede qualche cambiamento sull’Imu, e porta la voce di un Pdl decisamente in difficoltà sul tema. In cambio, quasi a cercare la sponda del Quirinale, offre garanzia sulla durata del governo e sulle riforme istituzionali. In primis legge elettorale e finanziamento ai partiti, che lo stesso Napolitano giudica imprescindibili prima della fine della legislatura.

Poi Berlusconi butta nel mucchio il tema di sempre: la giustizia. Complici le nuove inchieste (l’ex premier è indagato a Bari con l’accusa di avere indotto alla falsa testimonianza nello scandalo escort) e il combinato disposto dei testi del caso Ruby e della pubblicazione degli audio delle telefonate che raccontano le cene eleganti di Arcore, l’ex premier torna a parlare di “persecuzione mediatico-giudiziaria”. “Amareggiato”, chiede a Napolitano di porre un argine al “fango” che lo sta imbrattando. Qui, dicono i beninformati, il dialogo si trasforma in uno sfogo, con l’ex presidente del Consiglio che si dice disponibile a “compromessi”, anche sulla responsabilità civile delle toghe, in cambio di un freno alla pubblicazione delle intercettazioni. E Napolitano, ormai abituato all’ex premier, si sarebbe limitato ad accogliere le sue parole, nel silenzio

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