E’ appena cominciata la missione degli osservatori della Nazioni Unite in Siria e già sembra destinato a fallire anche questo tentativo.

Ieri a Homs, mentre gli osservatori Onu svolgevano il loro lavoro, alcuni cecchini hanno cominciato a sparare contro gli osservatori e la folla di manifestanti che li seguiva. Forse l’obbiettivo dei cecchini era il noto attivista Khaled Abu Saleh che era presente in quel momento e guidava il gruppo di osservatori per la città. La situazione nel paese continua a preciptare. Il cessate il fuoco non è rispettato, lo dimostrano le decine di manifestanti uccisi e le rappresaglie dell’esercito libero siriano. Il regime di Damasco continua a classificare i manifestanti come “terroristi” e l’Esercito libero siriano  come “bande armate”.

Il semplice ammettere che esiste una opposizione, che già nel 2001 -pacificamente- stilò la famosa dichiarazione di Damasco, non sembra negli intenti del regime. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda di Damasco anche il “super cattolico” Magdi Cristiano Allam che in un suo articolo “illuminante” trova come soluzione per la Siria il “togliere il sostegno ad Al Qaida e dire a Damasco di fare riforme”.

Certo, mandiamo via gli osservatori e non facciamo più nulla di quel poco che si sta facendo. Lasciamo che Assad riformi il paese distruggendo una intera città, magari Homs. Il padre, Hafez al Assad, bombardò Hama nel 1982 e continuò a governare. L’ipotesi dell’invio di caschi blu, come forza di interposizione e peacekeeping, dovrebbe essere pià avvalorata, visto la situazione di stallo in cui il paese vive e la continua perdita di vite.

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