Dal viceministro del Welfare, Michel Martone, al senatore Pdl, Maurizio Gasparri, fino al collega Giorgio Stracquadanio e, in ultimo, il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: il termine “sfigato” adottato come prodigioso e “spiritoso” stilettino comunicativo per esprimere quel mondo sfortunato, i precari della vita in primis, tanto inviso ai politici nostrani. Un “messaggio culturale”, un insulto generico, “sfigato”, dei più squallidi, un termine che letteralmente ha a che fare con la mancanza di fortuna, una grettezza ereditata dagli anni del berlusconismo, dalla politica del linguaggio sboccato, dalla fraseologia livida, una volgarità gratuita, insomma, che trabocca come una scoria (dal blog di Andrea Pomella) di Gisella Ruccia

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