Nessun ricatto, soltanto la richiesta di un prestito. Da cinque milioni di euro. Così Valter Lavitola, ex direttore ed editore dell’Avanti, ha spiegato la propria versione al gip di Napoli Dario Galli, nell’interrogatorio che si è tenuto nel carcere di Poggioreale. Era stata la sorella di Lavitola, Maria, a raccontare ai pm che quella richiesta di denaro nascondeva un ricatto, altrimenti Valterino “avrebbe detto tutto quello che sapeva su Berlusconi”. L’inchiesta è nata dal caso escort di Bari, che vedeva protagonista Gianpiero Tarantini, in stretto contatto con lo stesso Lavitola.

Durante l’interrogatorio il direttore dell’Avanti, assistito dall’avvocato Gaetano Balice, è apparso rilassato, con un atteggiamento descritto come “persino comprensivo” nei confronti dei suoi accusatori, tra i quali la stessa sorella e il commercialista Andrea Vetromile. Lavitola, rientrato dalla latitanza e arrestato il 16 aprile all’aeroporto di Fiumicino, ha invece decisamente smentito di aver operato una corruzione internazionale: i 600mila dollari consegnati a esponenti del governo di Panama non erano tangenti, secondo il giornalista-imprenditore, ma somme relative a operazioni commerciali. Per dimostrarlo, agli inquirenti ha consegnato il suo telefonino e una serie di documenti che, a suo dire, possono offrire spiegazioni in grado di confutare le accuse.

Intanto da un altro interrogatorio emerge che Lavitola aveva ”un rapporto privilegiato” con l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi. E’ quanto ha dichiarato alla Guardia di Finanza Vincenzo Ghionni, socio e collaboratore del giornalista, ma anche componente della Commissione tecnica consultiva per l’editoria. A Ghionni, lunedì scorso, è stata notificata una delle ordinanze di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta sui fondi erogati all’Avanti. “Mi consta – ha affermato – che Lavitola avesse un rapporto privilegiato con Mauro Masi, tant’è vero che in occasione della nota campagna giornalistica inerente la vicenda della compravendita di parlamentari tra i quali credo si parlasse di Dini, Lavitola mi riferì che sia lui sia Masi da questa circostanza sarebbero usciti più forti, accennando che avrebbe ottenuto un ministero”.

E ancora, aggiunge Ghionni: “Già dall’anno 2000 Lavitola diventa presidente dell’associazione Fiped (la Federazione dei piccoli editori, ndr) e rafforza rapporti molto stretti con il dottor Masi. Tale circostanza la posso affermare perché ne ho contezza personalmente, atteso che li ho visti in molte circostanze ufficiali insieme in atteggiamenti molto amichevoli e perché tutte le volte che avevo la necessità di incontrare il dottor Masi nella mia qualità di presidente o delegato della File (Federazione italiana liberi editori, ndr) non riuscivo mai ad ottenere un appuntamento da solo, ma in tutte le circostanze era sempre presente Lavitola, o perchè era egli stesso a procurarmi l’incontro o, nel caso fossi io a chiedere un incontro a Masi, trovavo sempre nell’ufficio di questi Lavitola presente”.

Tra le migliaia di documenti che Lavitola ha consegnato durante l’interrogatorio c’è anche un contratto relativo alla cessione di 60 brillanti a una società con sede nello Zambia. Una società che potrebbe far capo allo stesso Lavitola, il quale avrebbe creato un giro di compravendite fittizie di beni e servizi per giustificare l’utilizzo del denaro ricevuto attraverso i finanziamenti all’Avanti. L’indagato, però, avrebbe escluso che l’operazione sia servita per nascondere soldi provenienti da finanziamenti all’editoria.

Il tema degli appalti di Finmeccanica non è stato affrontato e sarà probabilmente oggetto dell’interrogatorio investigativo della prossima settimana ai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, titolari dell’inchiesta.

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