A guardarci dentro si trovano storie agghiaccianti. Come quella di A.M, detenuto in attesa di giudizio a Bergamo morto per una neoplasia non più operabile a causa dei ritardi delle visite specialistiche e delle terapie. O ancora, all’altro capo del paese, c’è la vicenda di un detenuto del  carcere di Siracusa che non può fare più dialisi perché manca il carburante per portarlo in ospedale. Storie di ordinaria vita carceraria raccolte nell’ottavo rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione dell’Osservatorio Antigone, presentato al Vag61 di Bologna.

Le prigioni malate, è il titolo di quello che è diventato anche un libro di 203 pagine, numeri, storie e dati raccolti dai volontari di Antigone che da 14 anni entrano nelle carceri di tutta Italia. E allora eccoli i numeri: 67mila detenuti registrati a settembre 2011, 45mila i posti previsti, 28mila coloro che attendono dietro le sbarre la sentenza definitiva, 14mila quelli che addirittura stanno  aspettando il primo grado. Su tutto domina il sovraffollamento e un dato: i 450 ricorsi presentati alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro le condizioni inumane di detenzione.

A Lamezia Terme i posti letto sono 30, i detenuti 91. A Busto Arsizio, provincia di Varese, i detenuti sono 423 su una capienza programmata di 167 posti. Tra loro 255 stranieri. Ad Agrigento invece i detenuti sono 450 su 250 posti. Impossibile lavarsi con l’acqua calda, in compenso quando piove gli ospiti delle celle dell’ultimo piano possono quasi farsi la doccia, viste le crepe nei muri e sul soffitto. A Poggioreale si fanno i turni per stare in piedi in cella, mentre a Reggio Calabria un detenuto non è potuto andare al funerale del padre. Mancava la scorta. A Bologna, dove sono oltre mille i detenuti su meno di 500 posti, pochi mesi fa è scoppiata anche una rivolta. E se i carcerati stanno malissimo, dall’altra parte delle sbarre le cose non vanno meglio, con gli agenti penitenziari costretti a condividere condizioni di vita degradanti e a volte disumane. A Caltagirone, caso estremo, un assistente capo di Polizia penitenziaria si è suicidato impiccandosi a un albero. Non si contano i suicidi dei detenuti, tanti da inizio anno, troppi. E anche questo dei suicidi è un punto che i sindacati di polizia penitenziaria  – inascoltati – denunciano da tempo.

Una situazione comune un po’ a tutte le carceri, da San Vittore a Taranto. In prospettiva, per tamponare il problema, ci sarebbe il “Piano carceri”, il progetto lanciato due anni fa per risolvere, attraverso la costruzione di nuovi padiglioni, il problema del sovraffollamento. Novemila posti contro 21mila detenuti in soprannumero. “Dei 9.150 nuovi posti previsti – spiega il rapporto di Antigone- 2.400 sorgeranno in Sicilia, 850 in Campania, 1.050 in Puglia: circa metà dei nuovi posti si concentrerà dunque al sud, mentre oggi i tassi di sovraffollamento più elevati si registrano nel centro nord (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto in testa)”. Peccato poi che i carceri già ci sarebbero, e pure funzionanti e sorvegliati. Sono quelli che Antigone chiama “carceri fantasma”, pronti per l’uso ma vuoti o addirittura abbandonati.

Ad Accadia in provincia di Foggia c’è un carcere consegnato 20 anni fa e mai utilizzato. Sempre in provincia di Foggia, questa volta a Castelnuovo della Daunia, c’è una struttura pronta e arredata da 15 anni fa ma mai aperta. Ad Agrigento invece una sezione femminile da 100 posti letto è occupata da solo 6 donne. Ad Arghillà, in provincia di Reggio Calabria, il carcere locale è nuovissimo ma inutilizzato. Manca la strada d’accesso e l’allacciamento alla fogne e al servizio idrico. A Monopoli invece il carcere, ormai abbandonato, è stato occupato abusivamente dagli sfrattati. A Codigoro, in provincia di Ferrara, la casa circondariale è vuota e non si sa nemmeno a chi appartenga. Per il Ministero della Giustizia è del Comune, per il Comune è ancora dello Stato perché il passaggio di proprietà non è mai avvenuto.

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