Nell’epoca dell’informazione digitale la Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) guidata da Giulio Anselmi, già presidente dell’Ansa e direttore de La Stampa, chiede alle pubbliche amministrazioni di sospendere le rassegne stampa online. Invito rivolto anche a Governo, Parlamento e ministeri. Motivo: il copyright. I cittadini quindi non hanno più diritto di essere informati gratuitamente sulle notizie relative alle istituzioni e se vogliono saperne qualcosa, devono comprarsi una mazzetta di decine di giornali. Non solo: addio archivi. Perché la rassegna sarà disponibile per i dipendenti delle p.a. via intranet. Per il pubblico, invece, finisce qui.

La notizia arriva dal blog di insider Il Cicalino che offre dettagli e relativi documenti. Il primo a ‘raccogliere’ l’aut aut è stato il ministero dell’Economia a gennaio, seguito da Lavoro, Funzione pubblica e Palazzo Chigi che lo scorso 10 aprile si è adattato al diktat della Fieg. E se arrivassero a sospendere anche la rassegna della Camera, che da oltre 10 anni raccoglie centinaia di articoli dai quotidiani nazionali sui principali temi politici del giorno? E soprattutto: che diritto ha l’associazione degli editori di imporre l’oscuramento di un servizio che rientra nella mission istituzionale?

Tutto è nato da una “lettera scarlatta” datata 16 marzo 2012 e firmata da Fieg, Uspi, Anes, Mediacoop e Fisc, indirizzata a tutti “i responsabili dei siti web delle pubbliche amministrazioni”. La richiesta è inequivocabile: sospensione “nella modalità liberamente accessibile al pubblico, della pubblicazione in internet di articoli e/o dispacci di giornali e agenzie rappresentate della scriventi associazioni editoriali”, perché le pagine della rassegna “diventano così un vero e proprio sito di informazione digitale, autonomo e concorrente rispetto alle sue stesse fonti”. Ma i mittenti della lettera si dicono anche disponibili ad avviare un confronto sul tema, al fine di individuare “un modello specifico di licenza d’uso dei prodotti editoriali che non penalizzi le esigenze informative interne della Vostra Amministrazione”. Dei cittadini, poco importa.

E se invece la richiesta della Fieg fosse legittima? Del resto ha trovato anche l’ok di Palazzo Chigi. A dissipare i dubbi ci pensa Lettera22. Il suo direttore Paolo Corsini, il componente del direttivo Pierangelo Maurizio e la responsabile del settore web Sabrina Fantauzzi, infatti, spiegano: “Lavorando tutti nel settore dei media comprendiamo la necessità degli editori e dei giornalisti di tutelare il diritto d’autore. E’ quindi indispensabile una riforma di settore, una riforma che però tenga conto dei cambiamenti della comunicazione nell’era digitale. Il black out sic et simpliciter rappresenta un errore di forma e di sostanza che lede quel principio di web democracy e di web transparency di cui questo Governo e la Fieg si fanno vanto e che potrebbe pericolosamente esterndersi ad altre amministrazioni e istituzioni”. Quindi, allo stato attuale si tratta di un errore di forma e sostanza. E come giustamente osserva Il Cicalino, “in un tavolo di confronto per la riforma del diritto d’autore è indispensabile che siano rappresentati- la modalità si può trovare- esperti, conoscitori dei media on line, assieme alle associazioni dei consumatori. Solo così i media tradizionali potranno offrire davvero un servizio all’Italia secondo un pluralismo dell’informazione che si alimenta anche e soprattutto della pluralità dei mezzi informativi”.

Dal blog la notizia viene rilanciata anche da Gianfranco Fini che su Twitter scrive: “La #rassegna on line è un servizio offerto gratuitamente ai cittadini e che garantisce un effettivo pluralismo dell’informazione” e specifica che “personalmente non vedo perché nell’era di Internet la #rassegna debba essere oscurata”. E visto che la missiva della Fieg è indirizzata anche al Parlamento, il presidente della Camera spiega di essersi già attivato: “Stiamo portando avanti una serrata trattativa con la FIEG e cmq se ne occuperà l’ufficio di presidenza della camera #rassegnalibera”. Stupito anche Gianni Riotta che sul sito di microblogging si esprime su Anselmi: “escludo possa sostenere una baggianata così”.

Nel vuoto legislativo sul copyright, rimane aperto un quesito da indirizzare direttamente ai vertici della Fieg. Credete forse di recuperare dei lettori con il divieto alla pubblicazione delle rassegne stampa? No. Neanche un lettore e, a dirla tutta, nemmeno una copia di giornale. Anzi, proseguirà l’emorragia senza una ricerca consapevole, seppur difficile e complessa, di nuovi modelli di business. Perché la tecnologia divora il mercato a cui siete arroccati, per storia e formazione, in quanto editori. Il diritto d’autore è da costruire. Ragionateci, per non privarci dell’informazione.

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