A pochi giorni dal 16 aprile quando si terrà l’udienza nella quale sarò proprio io ad essere interrogato e controinterrogato sui fatti di corruzione che ho denunciato, ritorno a scrivere sul blog comunicando una buona notizia: dopo oltre un anno e mezzo, l’Amiat ha finalmente pagato la parcella per il lavoro del mio avvocato relativo al periodo dal 2007 (la fase della denuncia) all’autunno 2010 (la fase delle udienze preliminari). Ciò significa che per un processo a difesa dell’efficienza della pubblica amministrazione torinese (ho bloccato l’acquisto di un macchinario inutile per la città e denunciato un tentativo di corruzione nei miei confronti) non sarà più un cittadino a dover anticipare le spese legali (stiamo parlando di diverse migliaia di euro). Adesso non resta che sperare che i costi dell’attuale fase del processo, il giudizio di primo grado, non richiedano così tanto tempo per essere liquidati.

C’è un’altra buona notizia. Qualche settimana fa il Consiglio comunale di Torino aveva nuovamente approvato un ordine del giorno presentato da Sel, M5s, Idv e alcuni consiglieri del Pd per invocare la costituzione di parte civile del Comune di Torino, l’anticipo delle spese legali, oltre che per chiedere azioni concrete da parte dell’Amministrazione nella lotta alla corruzione. Questo ordine del giorno impegna la Giunta di Torino a trasmettere le udienze del processo in diretta streaming sul sito del Comune. È un ottimo segnale in vista del dibattimento di lunedì 16 in cui renderò la mia testimonianza sui dettagli del tentativo di corruzione.

La corruzione si sconfigge in tribunale ma anche e soprattutto con la cultura, la conoscenza di quanto è avvenuto e quindi trovo positivo che il Comune di Torino si sia impegnato a diffondere questo processo.

Penso al tempo e alle energie sprecate per chiedere, vanamente, alla Città di Torino di costituirsi parte civile al processo e di sostenermi nelle spese legali. Adesso, ad aprile 2012, abbiamo in tanti ricevuto finalmente una risposta, seppur parziale (la Giunta deve rendere esecutiva la mozione del consiglio comunale, cioè costituirsi parte civile e predisporre che il processo venga trasmesso in streaming sul suo sito).

La corruzione si sconfigge, inoltre, attraverso delle leggi che facilitino il compito di chi denuncia le tangenti e, soprattutto, non lo rendano vano visti i tempi attuali della giustizia.

Invece, oggi, denunciare la corruzione è rischioso perché porta molto spesso all’isolamento e soprattutto non garantisce che i colpevoli siano realmente puniti.

Ecco perché le operazioni di pulizia (la Lega l’ha fatta miracolosamente in soli 4 giorni) e le continue indagini sui casi di corruzione sembrano solo proclami elettorali o tentativi improduttivi di giustizia perché nulla hanno a che fare con una reale lotta alla corruzione e con una pena certa per i corrotti.

Se i colpevoli continuano ad essere assolti (e in alcuni casi godono anche di vitalizi per le loro attività parlamentari), si diffonde tra i cittadini una sensazione di impunità che li spinge a non denunciare la corruzione e anzi a considerarla l’esploit di alcuni furbi. La corruzione come modello sociale.

Ecco dove bisogna intervenire nella lotta alla corruzione ed ecco perché voglio rendere il più possibile emblematica e significativa la mia vicenda, che invece potrebbe arrivare alla prescrizione degli imputati.

Come ho già scritto, ci sono “costi umani” del denunciare, spero in una prossima puntata di poter con voi approfondire il tema. Mi riferisco allo stress, alla paura, alle preoccupazioni che un cittadino normale deve subire solo per aver voluto tenere un comportamento corretto. Ecco perché ho bisogno di ripetere continuamente che cosa è accaduto e che cosa accade. Ecco perché sento la necessità che anche le Istituzioni e i media ne parlino di continuo evitando di liquidare la faccenda in poche battute (es: “Ci siamo già espressi”). Ma proprio questi silenzi spingono me e i “Signori Rossi” (www.signorirossi.it) a raccontare continuamente la mia storia e quella di tanti altri che si trovano in situazioni simili.

Ecco perché il mio bisogno personale di parlarne diventa un’urgenza collettiva di condividere e una richiesta di nuovi strumenti anticorruzione. Abbiamo l’obbligo di sostituirci ai molti media che inseguono per lo più i sensazionalismi e, eccetto qualche lodevole eccezione, non comprendono invece il proprio fondamentale ruolo sociale, nella costruzione delle opinioni e di conseguenza dei comportamenti. E quindi nel condizionamento positivo delle decisioni dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.

Noi “Signori Rossi” dobbiamo impedire l’isolamento – psicologico, professionale, mediatico – di chi denuncia la corruzione. Ho accennato sul blog al caso che ci ha raccontato Francesco Scolamiero, autentico “Signor Rossi”, ex direttore degli Affari generali di Sogei (società di informatica, di proprietà del Ministero dell’Economia, che gestisce l’Anagrafe tributaria). Francesco è stato licenziato dopo aver segnalato irregolarità nella gestione degli appalti pubblici della società e per aver bloccato i pagamenti all’Edil Ars di Angelo Proietti (che poi risulterà aver eseguito gratuitamente i lavori nell’appartamento di via Campo Marzio, affittato da Marco Milanese e utilizzato dal ministro Tremonti…). Dedicherò approfondimenti a questa storia come ad altre che arriveranno e che saranno in una fase giudiziaria tale da poterle pubblicare.

La mia vicenda personale, con tanto di retroscena psicologici e professionali, così come la storia di Francesco e della Sogei, devono essere diffuse, perché i media non danno l’idea della dimensione umana, né degli investimenti necessari a contrastare la corruzione. Il movimento dei “Signori Rossi” vuole proporre una modalità diversa: vogliamo che siano i cittadini a costruire presidi per il controllo sociale di chi amministra la cosa pubblica.

Siamo certi che la strada sia quella giusta, in rete con tanti altri movimenti, associazioni, gruppi che si occupano di questioni analoghe e che sono mossi da valori affini (da Libera ad Avaaz, da Libertà e giustizia ad Avviso pubblico e Comuni virtuosi, tanto per citare alcune di quelle con cui abbiamo avuto contatti negli ultimi mesi).

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