Espulsa dal partito. Con voto unanime del consiglio federale. Così la Lega Nord risponde a Rosi Mauro e alla sua decisione di non dimettersi da vicepresidente del Senato e segretaria del Sinpa, il Sindacato Padano, sospettata di aver pagato con i soldi dei rimborsi elettorali una visita medica, una laurea per sé e una per il suo caposcorta. “Il rancore prevale sulla verità”, è il commento a caldo dell’ormai ex esponente leghista. I dirigenti del Carroccio hanno anche dato seguito all’annunciata espulsione di Francesco Belsito, l’ex tesoriere indagato a Milano e al centro dello scandalo delle ultime settimane. Oltre alla promessa “pulizia”, i vertici di via Bellerio hanno fissato la data del prossimo congresso federale dal quale uscirà il segretario che succederà a Umberto Bossi: sarà il 30 giugno e il primo luglio. La decisione della Lega su Rosi Mauro va nella direzione tracciata dal probabile futuro segretario Maroni, che martedì al meeting “dell’orgoglio padano” a Bergamo aveva detto: “Se non si dimette lei la cacceremo noi”. Durante quella manifestazione, Bossi si era scusato con i militanti per “il danno fatto da coloro che portano il mio cognome”. Ma, al di là delle dimissioni dal consiglio regionale, il partito non ha preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti di Renzo Bossi. In compenso il Senatur, secondo quanto riferito da esponenti leghisti che hanno partecipato al Consiglio, ha detto che se si accerterà che qualche suo familiare ha sottratto soldi alla Lega, lui farà un assegno per rimborsare l’intero importo.

Nel comunicato ufficiale diffuso dopo il Consiglio, le motivazioni dell’espulsione di Rosi Mauro: “E’ inaccettabile la sua scelta di non obbedire ad un preciso ordine impartito dal presidente e dal Consiglio. Questo in sintesi quanto scritto sul verbale diffuso al termine della riunione. “E’ stato chiesto alla senatrice Rosi Mauro, dal Presidente Federale, Umberto Bossi, dai triumviri e da tutti i componenti del Consiglio Federale, di rassegnare le proprie dimissioni dall’incarico di vicepresidente del Senato. Rosi Mauro ha però respinto tale richiesta: dopo aver nuovamente rinnovato all’unanimità la suddetta richiesta di dimissioni, dopo una lunga discussione, la senatrice Mauro – si legge nel verbale – ha ribadito di non voler accettare l’invito, come aveva già pubblicamente dichiarato nei giorni scorsi”. Così è stata cacciata dal partito.

“L’espulsione è sacrosanta”, ha commentato pochi minuti dopo la diffusione della notizia il sindaco di Verona Flavio Tosi, uno dei più importanti esponenti dell’area maroniana. “Se le è stato chiesto per il bene del movimento di fare un passo indietro e lei non lo ha fatto – ha aggiunto Tosi – l’espulsione è sacrosanta”. Lo stesso Maroni, nel suo discorso durante il Federale, ha chiesto con forza “pulizia”, minacciando di uscire dal triumvirato che traghetterà il partito fino al congresso.

Dopo un breve incontro con Bossi nella sede della Lega, Rosi Mauro ha parlato con i giornalisti: ”Non mi sento tradita da lui, ma il rancore è prevalso sulla verità”, ha detto commentando la sua espulsione. “La mia epurazione – ha aggiunto – era già scritta. L’unanimità è stata imposta con ricatto politico”. E a proposito delle sue dimissioni dalla carica al Senato, Mauro ha spiegato: “Valuterò tutto, si fa un passo alla volta”.

La prima notizia della giornata è stata proprio la presenza della Mauro all’assemblea, mentre continuavano a uscire notizie su di lei nelle inchieste aperte da 5 Procure. La “Nera” (come veniva chiamata nelle intercettazione, ma il soprannome è stato da lei smentito) è andata in via Bellerio e ha preso il coraggio di affrontare lo sguardo dei suoi compagni di partito, alcuni dei quali l’hanno messa in un angolo in questi ultimi giorni per via dell’uso di fondi della Lega utilizzati per spese che con l’attività politica del Carroccio non c’entrano granché. La Mauro è rimasta tutta la mattina chiusa nel suo ufficio del Senato, con continuo contatto telefonico con via Bellerio. Con lei hanno parlato in tanti e la vicepresidente del Senato ha ritentato la via del dialogo con Bossi, senza però arretrare di un passo, decisa a non rassegnare le dimissioni da vicepresidente del Senato. La tesi della “pasionaria” è del resto ancora la stessa: continua ad assicurare di non aver preso un soldo, di essere in buona fede e di poterlo provare. In via Bellerio la Mauro è arrivata insieme al proprio caposcorta, Pier Moscagiuro, il cantautore del “Kooly Noody”, che le ha fatto strada allontanando dall’ingresso i giornalisti. La senatrice, tuttavia, non ha risposto ad alcuna domanda.

Tra i primi ad arrivare in sede sono stati Roberto Calderoli e Federico Bricolo, mentre da Roma sono arrivati più tardi Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti. Successivamente si è aggiunto il presidente del partito Umberto Bossi. Tra coloro del consiglio federale che hanno diritto di voto e che hanno raggiunto la sede di via Bellerio anche il capogruppo in consiglio regionale Stefano Galli e l’europarlamentare Matteo Salvini. Presente anche Roberto Castelli che, tuttavia, non ha diritto di voto. C’era anche Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega Nord alla Camera e considerato uno degli “anelli” del cosiddetto Cerchio magico, certamente rivale di Maroni. Si sente nel mirino?, gli chiedono i giornalisti all’ingresso della sede della Lega. “Assolutamente no”. Reguzzoni è componente delconsiglio federale ma era assente alla riunione in cui si dimise Bossi una settimana fa. “Il cerchio magico non esiste, lo ha detto anche Bossi”, ha detto. Quanto alle difficoltà di queste settimane, l’ex capogruppo ha osservato che “la Lega ha attraversato momenti sicuramente non simpatici, però non dobbiamo dimenticare che la Lega è nata per dare risposte concrete alle esigenze del Paese”.

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