Come hanno dimostrato per tempo i Radicali in Italia, la cascata di soldi pubblici che invade ogni parte e settore della politica, compresi i partiti o gruppi che non esistono più, produce corruzione prima ancora che si metta in azione il corrotto. Come dimostrano in modo esemplare le clamorose vicende ex Margherita e Lega Nord, o si affronta la questione in modo radicale (la parola vale in tutti e due i sensi, aggettivo e sostantivo) oppure il lavoro per i giudici continuerà, insieme con tradimenti, voltafaccia, profittatori di un tipo (la mia parte di soldi subito) o dell’altro (non sono stato incluso e perciò racconto). Se le cose restano così, il futuro è di Lusi e Belsito. Il mitico tesoriere, infatti, è qualcuno. O è l’uomo di fiducia di qualcuno.

Vuol dire che la distribuzione del danaro pubblico ai vari personaggi o settori di un partito, avviene un po’ come nelle inondazioni: l’acqua invade certi spazi e ne abbandona altri, ridisegnando la mappa. Spero sia chiaro che non stiamo parlando soltanto di Lusi e Belsito, ovvero della patologia del sistema.

Stiamo parlando di tesorieri senza tentazioni penali, di galantuomini che danno ordini che possono dare (o eseguono ordini che possono ricevere) senza infrangere alcuna legge. Ovvero della fisiologia del sistema, quando si presume che sia sano. Ma ciò che fanno, decidono o eseguono i personaggi vicini alla fonte del danaro, può alterare gravemente la libera decisione di maggioranze e minoranze, di designazioni, di nomine, di votazioni parlamentari, di scontri e alleanze, di strategia d’aula, persino il posizionarsi di un intero partito in questioni chiave che coinvolgono il Paese. Come si vede, siamo al di là di Mani Pulite. Le non nobili storie della ex Margherita e della Lega (ma forse si dovrebbe dire: della ex Lega) mostrano gravi alterazioni nella condotta politica dei partiti.

Come nella profezia dei Radicali, confermata da un referendum popolare, è proprio l’inondazione di danaro pubblico a creare la privatizzazione dei partiti. Una cosa è evidente: urge la trasparenza, la prova, il rendiconto, il controllo. Urge una riduzione drastica delle somme, non per punizione, ma per stabilire un nuovo contatto con la realtà. Urge il farsi avanti di persone credibili che vogliano e possano garantire.
Ancora un minuto, e sarà troppo tardi.

Il Fatto Quotidiano, 12 Aprile 2012

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