Un annuncio pomposo. Il sito di Repubblica lancia l’Academy per reclutare lettori videomaker e trasformarli in reporter: «Il giornalismo di Repubblica assieme alla passione civile dei lettori e alla competenza dei migliori videomaker. Questo è, innanzitutto, “Reporter”, la nuova sezione del sito rivolta a chiunque sappia raccontare per immagini la realtà. Il primo sito di informazione italiano potenzia la sua offerta video. E vuole farlo con la collaborazione del maggior numero di talenti disponibili. Da scoprire, reclutare e formare

Al progetto partecipata il regista Paolo Sorrentino “il pluripremiato regista del Divo e di This Must Be the Place.”, che offre la sua collaborazione artistica per valutare i filmati dei lettori comuni e anche dei “semi-professionisti, con tecniche e strumenti più sofisticati, che ritengono di avere storie che è importante divulgare”. E poi, boom!, l’avviso che “i filmati selezionati per la pubblicazione verranno retribuiti.”, mantenendo la cessione dei diritti per ben 5 anni.

Nelle sezione “termini e condizioni” dell’Academy scopro che ogni filmato verrà pagato 5 euro. Sì, avete letto bene. Leggo testualmente: “La società le riconoscerà l’importo lordo minimo di Euro 5,oo (cinque/00) per ciascun Filmato che sarà stato selezionato […] Resta inteso che eventuali corrispettivi rispetto al suddetto importo minimo potranno essere di volta in volta determinati dalla Società a propria discrezione, senza che comunque Lei possa vantare alcuna pretesa o diritto al riguardo“. Ed ancora: la società “invierà mediante posta elettronica un rendiconto nel momento in cui l’importo complessivo a Lei dovuto ai sensi dell’art. 4 che precede supererà Euro 200,00 (duecento/00) o i suoi multipli (es. Euro 400,00; Euro 800,00; ecc.)”.

In pratica, per guadagnare 200 euro dovrei produrre 40 video. Scrivere lo storyboard, fare le riprese, scaricare il materiale, visionare il girato (a volte anche un’ora di riprese per scegliere pochi spezzoni), mettermi al computer e usare un programma di montaggio, renderizzare, convertire se necessario ed infine caricare il video sul sito dell’Accademy, ecco, tutto questo, per 5 euro e forse una giornata di lavoro. Per realizzare 40 video non mi basterebbe un mese per guadagnare 200 euro (oppure, a loro discrezione, qualcosina in più). Se poi non ho PayPal, non possono pagarmi (punto 4).

Ecco un esempio di come i diritti dei lavoratori vengono difesi sulle pagine dei grandi giornali quando si parla di “riforma del lavoro” e poi mortificati concretamente nell’offerta lavorativa. In pratica, un destino di morti di fame per chi volesse diventare videomaker.

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Post scriptum (ore 15.24 dell’11 aprile)

A seguito delle immediate proteste della rete, repubblica.it ha tolto dalla sezione “termini e condizioni” qualsiasi accenno all’importo minimo lordo di 5 euro previsti per il pagamento dei video, e ha pubblicato un aggiornamento in fondo all’articolo di lancio dell’iniziativa in cui si cerca di spiegare l’accaduto come frutto di un errore:

La piattaforma tecnologica che gestisce il servizio Reporter è fornita a Repubblica da una società esterna che opera in numerosi paesi e con altri clienti. La dicitura che ha sollevato le polemiche è la seguente:  “in caso di selezione del Filmato ed esercizio dell’opzione da parte della Società, la Società Le riconoscerà l’importo lordo minimo di Euro 5,00 (cinque/00) per ciascun Filmato che sarà stato selezionato dalla Società”. Si tratta di un importo minimo necessario in altri contesti, secondo i legali della società fornitrice, per giustificare comunque una procedura di acquisizione dei diritti. In realtà tale condizione non si è mai applicata in alcun modo ai video di Reporter raccolti da Repubblica. Già in fase di realizzazione del sito era stata notata l’incongruenza, che purtroppo tuttavia per un errore  è rimasta in linea anche quando la sezione è stata pubblicata sul web.”

Andando a leggere le attuali condizioni però, la situazione risulta ancora più fumosa di prima:

In caso di selezione del Filmato ed esercizio dell’opzione di cui al precedente art. 1.1. e solo nei casi in cui sia previsto un corrispettivo per l’acquisto (c.d. Call a pagamento), su specifici ingaggi, verranno valutate specifiche retribuzioni variabili a seconda del video richiesto.
Pertanto, con il presente Accordo, Lei dichiara espressamente di non aver null’altro a pretendere dalla Società, né da alcun terzo, oltre al corrispettivo sopra previsto (che invece non è specificato ndr).

Post post scriptum

”Il desiderio di partecipazione civica con contributi di informazione e video documentazione su giornali e media on line non può essere mai scambiato con il lavoro professionale”. Lo sostiene la giunta esecutiva con la commissione del lavoro autonomo della Fnsi, definendo “una bella provocazione” l’iniziativa di Repubblica.it su “una sorta di reclutamento di ‘videomaker’, con annessa proposta di una propria scuola, per ‘un vero e proprio vivaio di reporter’ in grado di ‘girare autonomamente oppure in supporto dei cronisti del giornalè”.
“Ma la sfida del cambiamento, accettata con spirito aperto dal sindacato dei giornalisti – si legge in una nota – non può neanche minimamente rischiare di confondersi con una sorta di sfruttamento del desiderio civico di partecipare, o anche solo di apparire. Qualsiasi collaborazione di tipo giornalistico venga richiesta a chi ne ha competenza deve essere trattata come tale, a cominciare dall’equo compenso. La precisazione fatta nel pomeriggio da Repubblica.it che l’indicazione nella comunicazione originaria di un importo lordo di 5 euro per ciascun filmato selezionato non è una condizione applicabile in alcun modo ai video di reporter di Repubblica appare una presa d’atto che va nella direzione giusta”.

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