Cultura

“Crack machine”, da Société Générale alla vita al tempo delle Grandi Banche

Debutta al teatro Menotti di Milano lo spettacolo di Paolo Mazzarelli e Lino Musella. Prende spunto dalla vicenda del trader Jérome Kerviel, al centro di uno scandalo da 4,9 miliardi di euro, il più grande buco della storia finanziaria, per raccontare il mondo del denaro in cui viviamo e i suoi confini

di Valeria Gandus

All’indomani del tracollo delle Borse europee, che hanno visto bruciare in un giorno qualcosa come 170 miliardi di euro, è quanto mai tempestivo il debutto, al Teatro Menotti di Milano, di “Crack Machine – Il denaro non esiste”, pièce di, con e per la regia di Paolo Mazzarelli e Lino Musella, duo prodige del nuovo teatro italiano avvezzo a misurarsi, in modo diretto e spietato, al mondo che ci circonda.

Dopo la vicenda di Sacco e Vanzetti (“Due cani”) e il gorgo mortifero della tv spazzatura (“Figlidiunbruttodio”, premio In-box 2010) i due autori-attori, milanese il primo, partenopeo il secondo, entrambi attorno alla trentina, affrontano questa volta il mondo della finanza con il corollario di malaffare e follia che gli ruota attorno.

Lo spunto è fornito da una vicenda reale, quella che nel 2008 ha visto Jérôme Kerviel, giovane trader della Société Générale, la più importante banca francese, al centro di un crack colossale: 4,9 miliardi di euro, il più grande buco della storia della finanza mondiale.

“Ho saputo di questa vicenda l’anno scorso, in Francia, leggendo il libro di Kerviel” racconta Paolo Mazzarelli. “Sono rimasto molto impressionato dalla storia di questo ragazzo della mia età, 31 anni, che fra l’altro fisicamente mi assomiglia. Uno che ha bruciato le tappe nella finanza guadagnando presto un bel po’ di soldi, ne ha fatti guadagnare moltissimi alla sua banca (utili per decine di milioni di euro), si è esaltato in un crescendo di operazioni azzardate compiute con l’avallo, sostiene, della Société, e alla fine ha pagato per tutti”.

Inquisito insieme ad altri esponenti della banca, arrestato e incarcerato per un breve periodo, il giovane trader è infatti oggi l’unico dipendente della Société Générale ancora sotto processo. “Possibile” si chiede Mazzarelli “che sia il solo responsabile di un tale disastro? Fino a quando macinava utili per la banca nessuno aveva niente da dire sui suoi metodi spregiudicati, solo a danno fatto è stato scaricato e denunciato dalla Société”.

Nella finzione teatrale, Jérôme Kerviel diventa Geremia Cervello e sta scontando la condanna per il crack. E le analogie con la realtà finiscono qui, il resto è fantasia, anche se con molti riferimenti alla realtà della finanza internazionale.

In carcere, Cervello si scopre all’improvviso minacciato, preso di mira dal suo stesso mondo, quello delle Grandi Banche, cuore pulsante e malato dei grandi potentati politico-finanziari: il crimine in doppiopetto. Suo compagno di cella è Eros, un giovane assassino, nato e cresciuto ai margini della società: l’altra faccia del crimine, quella sporca. A completare il quadro, Italo Capone, guardia carceraria, e Alberto La Parola, un importante avvocato, emissario delle Banche.

Quattro personaggi (due per ciascuno degli autori-attori) che aprono uno squarcio su un mondo dove, maneggiando così ingenti e volatili quantità di denaro, è facile perdere il contatto con la realtà ed essere travolti insieme ai limiti etici troppo facilmente oltrepassati.

“Il nostro è un lavoro sul senso e il non senso del denaro e sul concetto di criminalità” spiega Mazzarelli. Ma anche un perfetto meccanismo a orologeria, una macchina del crack che non può che portare a un liberatorio crollo finale.

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