L’accordo siglato il 19 marzo scorso nello stabilimento di Forlì del Gruppo Marcegaglia “non rispetta il patto regionale”. Quello “per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” stipulato il 28 giugno 2011 dall’Emilia Romagna, per la precisione, alla presenza di tutto il sistema economico, sociale e delle autonomi locali, riunitosi in viale Aldo Moro. A darne notizia è il consigliere regionale dell’Italia dei valori Sandro Mandini, che in un’interrogazione alla Giunta della Regione Emilia Romagna, ha sottolineato come il documento, firmato dalla direzione del colosso siderurgico e dai sindacati Cisl e Uil in maniera separata, la Cgil – Fiom non ha partecipato, violerebbe il patto sottoscritto lo scorso settembre. L’intesa interconfederale, firmata anche da Confindustra, infatti, “prevede che gli accordi sindacali hanno valenza per tutti i lavoratori solo se approvati da parte della maggioranza dei componenti delle rappresentanze sindacali unitarie elette”. Le 8 Rsu presenti in azienda, quindi, di cui però solo 4 l’avevano siglato. “Non ci sono quindi i termini per sottoporre tale patto” ha aggiunto Mandini.

Una notizia che ridimensiona il dibattito nato nei giorni scorsi a causa dell’alleanza stipulata tra la dirigenza dell’azienda, i sindacati Cisl e Uil, le istituzioni locali di Forlì e Forlimpopoli e anche il Partito Democratico. Tutti concordi nell’inserire la clausola del salario d’ingresso allo scopo di non perdere gli investimenti che la Marcegaglia avrebbe tradotto altrove qualora la firma non fosse stata apposta. Il referendum notturno, al quale avevano partecipato 323 su 372 operai dello stabilimento, da cui la Fiom si era dissociata, aveva visto la vittoria dei ‘si’, anche se con un risicato 52% delle schede. Ma ora la trattativa potrebbe essere riaperta.

Tra l’altro, ha aggiunto in aula il consigliere Mandini, “con il patto regionale per lo sviluppo intelligente l’Emilia Romagna ha condiviso con tutte le parti sociali l’obiettivo di privilegiare l’apprendistato quale strumento di ingresso qualificante nel mercato del lavoro”. Invece, l’accordo separato del 19 marzo “prevede il salario d’ingresso a danno del contratto di apprendistato, penalizza i giovani che si affacciano nel mondo del lavoro e contrasta pienamente con le linee che la Regione adotta quotidianamente per tutelare i lavoratori e i loro diritti”.

A conti fatti, quindi, la situazione è ancora priva di soluzione. “Siamo molto soddisfatti dalla posizione assunta dall’Italia dei valori – ha commentato la notizia Mirco Rota, che per la Fiom segue il Gruppo Marcegaglia – fin da subito l’azienda aveva attuato un ricatto ai danni dei lavoratori, licenziando i precari per ottenere l’approvazione del salario d’ingresso che, lo ricordo, prevede una retribuzione inferiore di 27.000 euro complessivi per i primi sei anni di lavoro del neoassunto. Il referendum che si è svolto in azienda non è stato affatto libero, perché qualora avessero vinto i ‘sì’, i neoassunti sarebbero stati fortemente penalizzati, mentre in caso di vittoria dei ‘no’, l’azienda avrebbe cancellato il piano di investimenti. Quindi, il Gruppo Marcegaglia avrebbe vinto comunque”.

In ogni caso, spiega Rota, le promesse che sottostavano alla stipula del patto non erano state rispettate. “Sul testo siglato il 19 marzo si parla di sole 20 assunzioni tra il 2012 e il 2013 quando fino ad ora le cifre di cui si discuteva erano ben superiori, circa 200 nuovi posti di lavoro. In più – ha aggiunto il delegato – gli investimenti previsti nel documento si riferivano solo a interventi di tipo ambientale e a opere di ordinaria manutenzione, per un totale di circa 9 milioni di euro. Cifra che per un colosso siderurgico è molto bassa”.

Probabilmente, quindi, l’azienda dovrà riaprire la trattativa e questa volta a presiedere i lavori ci potrebbe essere la Regione. Il consigliere Mandini, infatti, ha chiesto la convocazione di un tavolo d’incontro tra l’Emilia-Romagna, la direzione Marcegaglia e i rappresentanti sindacali “al fine di tutelare i lavoratori nel rispetto degli accordi stipulati”. E impegnare la Regione “ad attivarsi per monitorare l’applicazione dell’accordo raggiunto a livello regionale, al fine di riportare la situazione all’interno della normale dinamica di relazioni e di trattative tra le parti”.

“Non approvo il metodo d’impresa che il Gruppo Marcegaglia sta portando avanti, a Forlì ma non solo – ha concluso Mandini, promettendo un controllo costante su tutte le aziende che hanno firmato l’accordo del 28 giugno – anche a Budrio c’è stata una sanzione da parte dell’ispettorato del lavoro per condotta antisindacale. Cercano la via della rottura invece che quella del consenso e se non intervenissimo si creerebbe un precedente allarmante in tutto il territorio. Se si stipula un patto in Regione, questo va rispettato e il discorso vale per tutti”.

“L’intervento delle amministrazioni di Forlì e Forlimpopoli non ha portato a casa alcun tipo di impegno in termini di nuove assunzioni e di investimenti ­– ha concluso Rota – siamo fiduciosi, però, che grazie all’interessamento di questo nuovo interlocutore si riesca a ottenere un accordo equo in primo luogo per i lavoratori dell’azienda”.

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