Potremmo essere alla vigilia di una rivoluzione senza precedenti nel pianeta informazione online.

Con una decisione dello scorso 5 aprile i Giudici della Corte di Cassazione hanno, infatti, stabilito che chi pubblica online notizie relative ad un determinato soggetto è tenuto a garantirne, nel tempo, l’aggiornamento ovvero ad “agganciarvi” link ipertestuali o altri elementi informativi idonei a garantire che i lettori possano avere un quadro della vicenda aggiornato alla data della visita.

Se, ad esempio – come nella vicenda all’origine della Sentenza – un giornale online pubblica la notizia dell’arresto di una persona e la persona in questione, negli anni successivi, viene prosciolta dalle accuse che ne avevano determinato l’arresto, la testata online – ma il medesimo principio sembra valere per qualsiasi gestore di sito internet – è tenuta, secondo i Giudici, a consentire ai lettori di accedere alle informazioni relative al proscioglimento contestualmente all’accesso alla notizia originaria dell’arresto, rimasta online.

In assenza di tale aggiornamento la permanenza online dell’originario contenuto risulterebbe illegittima per violazione del diritto del singolo alla propria identità personale.

“All’interessato…va dunque riconosciuto – scrivono i giudici – il diritto di ottenere l’integrazione ovvero l’aggiornamento della notizia in argomento a lui relativa. Così come la rettifica è finalizzata a restaurare l’ordine del sistema informativo alterato dalla notizia non vera (che non produce nessuna nuova informazione), del pari l’integrazione e l’aggiornamento sono invero volti a ripristinare l’ordine del sistema alterato dalla notizia – storicamente o altrimenti- parziale).”

“L’aggiornamento” – proseguono i Magistrati – “ha in particolare riguardo all’inserimento di notizie successive o nuove rispetto a quelle esistenti al momento iniziale del trattamento ed è volto a ripristinare la completezza e pertanto la verità della notizia, non più tale in ragione dell’evoluzione nel tempo della vicenda”.

Il principio fissato dalla Corte di Cassazione è condivisibile ma la conseguenza che i Giudici ne derivano è pericoloso e minaccia di esporre ad un rischio elevato la sopravvivenza della storia e della libertà di informazione online.

L’obbligo che i Giudici pongono a carico di chiunque pubblichi una notizia online è, infatti, straordinariamente oneroso e prepotentemente invasivo della libertà di impresa e delle scelte editoriali di chiunque scelga – per passione o per mestiere – di fare informazione.

Come si può pretendere da un blogger che mantenga aggiornati tutti i propri contenuti e che continui ad occuparsi, negli anni, a tempo indeterminato, di ogni vicenda trattata?

Ma, a ben vedere, tale onere è difficilmente sostenibile persino per i professionisti dell’informazione dei quali minaccia di condizionare le scelte editoriali ed imprenditoriali.

E’ elevato il rischio che pur di non affrontare costi ed oneri di aggiornamento, in molti – specie i più piccoli o coloro che fanno informazione a livello amatoriale – possano preferire rimuovere dallo spazio pubblico telematico i contenuti pubblicati nel passato.

La storia, l’informazione e la libertà di impresa, tuttavia, per questa via cadrebbero vittima della difficoltà di accettare che, nel secolo della Rete, le forme di tutela della privacy devono essere adattate ad un ecosistema sociale e a dinamiche di circolazione dell’informazione inedite.

Dopo la Sentenza della Cassazione è, dunque, urgente un intervento chiarificatore – da parte del legislatore e/o del Garante privacy – attraverso il quale si precisi che l’unico obbligo che fa capo a chi diffonde notizie ed informazioni on line è quello di pubblicare, a richiesta dell’interessato, uno o più link forniti dallo stesso interessato, a contenuti e risorse che integrino ed aggiornino l’informazione della notizia originaria.

Storia e informazione sono un’irrinunciabile risorsa per la nostra democrazia occorre scongiurare il rischio che siano sacrificate sull’altare di altri diritti – come quello alla privacy – che pure meritano di essere protetti e garantiti.

Articolo Precedente

Salvini, l’ultimo giapponese padano

next
Articolo Successivo

La Fornero chiude un sito. Il delirio e la censura

next