Il ministero della Giustizia vuole un’authority per garantire la trasparenza dei bilanci dei partiti. Un’iniziativa urgente sollecitata anche dallo stesso Bersani che in una lettera inviata ad Alfano e Casini, ha chiesto ai leader di Pdl e Udc “una legge di pochi articoli che abbia una corsia di assoluta priorità”. Che il Pd, però, non vorrebbe fosse inserita nel ddl anticorruzione già allo studio di via Arenula.

Il ministro Paola Severino avrebbe pensato all’istituzione di un’autorità ad hoc o di impiegarne una già esistente per svolgere le funzioni richieste dal piano. Tra i punti proposti dal segretario del Pd anche il coinvolgimento della Corte dei Conti per la rendicontazione dei bilanci. Punto a cui si è opposto il ministro perchè i partiti, essendo di natura privatistica, non possono essere soggetti al suo controllo. Di qui sarebbe nata l’idea di un organo indipendente preposto alla correttezza della rendicontazione.

Intanto il tema della corruzione continua ad animare il dibattito politico. Casini si è detto a “disponibile anche a un decreto legge” e Gianfranco Fini ha lanciato una raccolta di firme su due petizioni popolari di Fli, che già alle prossime amministrative ha deciso di adottare il piano etico antimafia. La prima chiede che non siano candidabili i condannati anche in primo grado per truffa, corruzione, associazione a delinquere; la seconda che i politici e i dipendenti condannati in via definitiva siano espulsi dalla pubblica amministrazione.

Per il presidente Fini ”l’urgenza di rivedere le norme relative ai rimborsi elettorali e di garantire la trasparenza dei bilanci dei partiti è innegabile” e ritiene con “tutta evidenza” che “sussistano i presupposti di un decreto legge da parte del governo”, anche se “serve il via libera dei segretari dei partiti politici”. Un insieme di regole su cui la politica ha già avviato una riflessione, visto che a Montecitorio, ricorda Fini, “sono stati presentati recentemente 18 disegni di legge che riguardano complessivamente i partiti”. L’auspicio del presidente della Camera “è che la prima commissione Affari costituzionali, in stretto raccordo con il Senato, ne avvii subito la discussione per giungere ad un testo unico, possibilmente largamente condiviso, che potrebbe essere esaminato dall’Aula prima della pausa estiva”.

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