Quest’anno la Pasqua ebraica e quella cristiana cadono negli stessi giorni. Non so se è per questa congiunzione astrale (il calendario ebraico è basato sulle fasi lunari) che la casa editrice et.al. manda in libreria, proprio in questi stessi giorni, “Io Yeoshua chiamato Gesù”, di Miro Silvera.

Di sicuro questo piccolo ma ispirato libro è un’ottima occasione per affrontare un tema non dico tabù ma generalmente rimosso, più o meno inconsapevolmente: Gesù era ebreo e, davvero, si chiamava Yeoshua, che in ebraico antico significa “il Signore salva”.

Già Corrado Augias e Mauro Pesce ci avevano spiegato e raccontato in “Inchiesta su Gesù” la profonda e sentita appartenenza di Gesù al suo popolo e alla religione dei padri. Silvera ha un approccio diverso: immagina la vita di Yeoshua prima che diventasse Gesù. Ne ricostruisce l’infanzia vissuta nella serena famiglia composta dall’anziano padre Josef, falegname e rabbino, sua madre Maryam (sposata da Josef in seconde nozze) e i numerosi fratelli, parenti, amici, fra i quali un certo Lazar e un certo Yochannan (Lazzaro e Giovanni) che in modo diverso lasceranno un segno importante nella sua vita.

Ma il libro racconta soprattutto la crescita di Yeoshua, la sua formazione negli anni che seguono alla morte di Josef, quando ventenne lascia la sua casa per cercare non tanto se stesso quanto una verità che ancora gli sfugge.

È un’ipotesi romanzesca quella costruita, con grande rispetto e partecipazione, dall’ebreo Silvera, ma storicamente plausibile. Attorno a Yeoshua si muovono personaggi realmente esistiti come Erode Antipa e figure fondamentali del cristianesimo come Yochannan-Giovanni, che dai cristiani è celebrato come il Battista perché battezzò Gesù nelle acque del fiume Giordano, e qui è semplicemente l’amico e sodale che lo guida nella purificazione rituale in quelle stesse acque.

Sullo sfondo, una Galilea occupata dagli invasori romani e un popolo oppresso, quello degli ebrei, diviso fra la paura e l’ansia di ribellione.

Dopo aver vissuto a Gerusalemme e vagato come Mosé nel deserto, Yeoshua viene accolto dagli Esseni (una comunità ebraica di tipo monastico che ha lasciato una straordinaria eredità storica e spirituale nei celebri manoscritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto nel 1947) e per un periodo ne segue le rigide regole. Fino a quando sete la necessità di allontanarsi per diffondere fra il popolo le sue parole di battaglia contro l’oppressore: ama il tuo nemico.

E qui il libro si ferma, ma non la storia di Yeoshua.

Non è il figlio di Dio quello raccontato in queste pagine, ma un uomo speciale dopo il quale il mondo non sarà più lo stesso.

Buona Pasqua. Hag Sameach.

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