Un balletto in quattro atti per conquistare il tempio della musica classica. Eppure L’altra metà del cielo, melodie e drammaturgia firmate Vasco Rossi, ce l’ha fatta. Il debutto sul palcoscenico del Teatro Alla Scala di Milano è stato un vero successo sancito, come da tradizione per il rocker modenese, da cori da stadio e uno scrosciante applauso lungo quasi dieci minuti. Anche se lui non s’è fatto vivo, nemmeno per raccogliere l’ovazione.

Una contaminazione, quella avvenuta alla prima di ieri, tra barocco e moderno, tra livree, guanti bianchi e chi solitamente preferisce la chitarra elettrica. Con una greatest hits composta da 13 dei brani più belli di sempre, scritti dal rocker di Zocca e riarrangiati dal maestro Celso Valli. Susanna, Albachiara e Silvia, le protagoniste del balletto coreografato dall’americana Martha Clarke hanno raccontato una storia che le migliaia di fans del Kom non si stancano mai di riascoltare. Una storia di donne che crescono, che maturano e divengono consapevoli di sé e della propria indipendenza. “L’adolescenza, la maturità, la crescita e
l’abbandono”. Interpretate da un corpo di ballo d’eccezione che ha lasciato punte di gesso e tutù per muoversi al ritmo del rock’n roll, del twist. Di brani come Delusa, Gabri, Anima fragile, Brava,
Incredibile romantica, che hanno accompagnato intere generazioni nel corso di quel “lungo cammino che è la vita”.

Brani ricantati durante quei tre mesi chiuso dentro uno “stupido hotel” di Bologna a scacciare le insinuazioni sulla sua salute come fossero mosche, canzoni che faranno parte del nuovo album del Blasco intitolato appunto “L’altra metà del cielo”, dal nome dello spettacolo andato in scena alla Scala. L’ultima fatica del rock filosofo, che nonostante la convalescenza ha reinterpretato alcune delle sue melodie più famose apposta per lo spettacolo. Tutto esaurito per la prima serata.

Un vero successo, quindi, personale e artistico quello del Vasco nazionale, che ieri sera però non ha potuto, inaspettatamente, partecipare alla sua festa. Posticipata di qualche giorno a causa della protesta inscenata dalla Cgil proprio nella platea del celebre teatro milanese, la sera del 31 marzo. Una manifestazione che, nonostante l’interruzione, aveva raccolto il pronto sostegno del Kom. “Avevo già espresso la mia solidarietà ai lavoratori pensando che se lo avevano fatto avranno avuto i loro buoni motivi – aveva scritto il rocker sulla sua pagina Facebook – e che una festa rovinata non vale certo i problemi di chi fatica ad arrivare alla fine del mese e chiede delle sacrosante regole per la loro sicurezza. Esistono delle priorità”.

Lontane sembrano quindi le ore trascorse a maledire quello stato “convalescente, che non mi permetteva di avere l’energia solita e necessaria”, e le “vicissitudini che tutti conoscete – ha scritto il Blasco – i tre esami diagnostici con anestesia totale, i sei mesi di antibiotici e la mia veneranda età …”. Perché ora c’è spazio solo per i progetti, le idee, e soprattutto i versi. Quelle parole che, anno dopo anno, sono state in grado di fotografare intere generazioni, momenti di storia vissuta, italiana. Giorni di precari e di lotte, di guerre e di speranze, di bugie e di malvagità.

“Vivere e sorridere dei guai, proprio come non hai fatto mai. E pensare che domani sarà sempre meglio”. E il domani di cui cantava Vasco è stato ieri, il momento del suo riscatto. L’esordio di un “progetto che parte da lontano. Alcuni anni fa mi era venuto il pallino del musical e l’ho sperimentato in un mio video, ‘Buoni o cattivi’ per il quale impiegammo un intero corpo di ballerini americani bravissimi. Il progetto di farne un’opera più lunga è rimasto lì fino a che non è arrivato l’incontro con La Scala, il maestro…e…che avevano scelto me, il mio nome, la mia musica e le mie canzoni per avvicinare al balletto classico un nuovo pubblico, ‘diversamente colto’. Certo che anche i miei fan potrebbero storcere il naso come gli appassionati di classica…Non ho dubbi però che si convinceranno quando vedranno e ascolteranno”. E così è andata.

“Il tempio della cultura classica si apre alla musica moderna…addirittura al rock…il mio!” commenta entusiasta il rocker, senza abbandonare quella punta di provocazione, ultimamente rivolta alla stampa. “Bè ragazzi vi è sfuggito il valore di un avvenimento così importante? Non dico per me, ma per la storia! …io non sono stato sdoganato, ho messo fuori la freccia”.

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