La foto 'storica' del vertice di maggioranza delle scorse settimane

E’ iniziato intorno alle 21,30 e si è concluso intorno alla mezzanotte l’incontro a palazzo Giustiniani tra Mario Monti e i leader della maggioranza, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini sulla riforma del lavoro, a cui ha partecipato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Il leader del Pd alle 18 ha incontrato Monti e in serata l’incontro si è allargato anche ai segretari di Pdl e Udc che hanno presentato le proprie istanze sul ddl.

Il Pdl ha chiesto una maggiore flessibilità in entrata, il Pd insiste sulla minore flessibilità in uscita. L’ipotesi, viene spiegato da fonti parlamentari, è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze dei segretari dei partiti della maggioranza e accontentare le due parti. Il governo, allo stesso tempo, ha chiesto l’impegno di un via libera in tempi rapidi in aula, ovvero c’è la disponibilità a cercare un compromesso, ma poi l’imperativo è quello di non toccare più niente. Nessuno stravolgimento del testo, dunque. “Il governo e i leader delle forze politiche di maggioranza – spiega una nota di Palazzo Chigi – si sono impegnati per un iter di approvazione efficace e tempestivo della riforma in Parlamento”.

Prima di dare un giudizio definitivo il Pd attende che il governo metta nero su bianco l’ultima e definitiva proposta e tiene il punto sull’articolo 18, affinché si preveda il reintegro anche nei casi riguardanti i licenziamenti economici. Il Pdl non farà le barricate, è favorevole alla mediazione ma insiste sulla necessità che il governo non ceda solo alle richieste del Pd. Secondo quanto spiegato da fonti tecniche la proposta di mediazione potrebbe prevedere il rafforzamento del ruolo della commissione di conciliazione tra azienda e sindacati in cui è possibile il ricorso al giudice solo in seconda battuta. L’onere della prova tornerebbe a carico del datore di lavoro. Una delle ipotesi sul tavolo è quella appunto in cui si prevede che se il giudice ritiene che ci sia stato un abuso nella scelta del licenziamento economico si possa stabilire il reintegro. Sarebbe, quindi, il giudice a pronunciarsi, ma resterebbe l’istituto del licenziamento economico (e il non reintegro), anche se verrebbe ridotta quindi la possibilità di applicare questa norma.

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