Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni

Partiti soddisfatti, sindacati fiduciosi e una voce fuori dal coro: quella forte di Antonio Di Pietro. Come ampiamente preventivabile dopo il vertice di maggioranza di ieri, la conferenza stampa con cui Mario Monti e Elsa Fornero hanno presentato la riforma del mercato del lavoro ha incontrato larghi consensi da parte dei leader di partito e anche dai segretari di alcune sigle sindacali. Nel placet generale intorno al ddl, però, fa notizia l’attacco frontale di Antonio di Pietro al premier, accusato di avallare una legge che favorisce i licenziamenti facili. Non la pensano così Udc e Pd, mentre il Pdl ha preferito tacere in attesa di esprimere la sua posizione nel salotto bianco di Porta a porta

PIERFERDINANDO CASINI
Il leader dell’Unione di centro è stato tra i più soddisfatti dalla riforma del lavoro. E ha usato parole chiare per evidenziarlo. ”Il governo ha lavorato bene in una materia difficile come quella del lavoro – ha detto Casini – Ha ascoltato le parti sociali, si è consultato con i partiti della maggioranza e poi ha deciso come è giusto che sia. Adesso ci apprestiamo al confronto parlamentare con costruttiva serenità. C’è stato un ottimo lavoro collettivo ma in particolare mi sento di esprimere apprezzamento verso il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Dalla previdenza al mercato del lavoro esprime certamente un altissimo tasso di produttività tra i ministri del governo”.

PIER LUIGI BERSANI
”Quell’articolo non è scritto con la mia penna, ma è un passo avanti importantissimo e risponde alle ansie che si stava diffondendo in milioni di lavoratori”. Così Pier Luigi Bersani ha commentato la riforma alla luce delle modifiche sui licenziamenti economici, auspicando “ora un percorso celere in Parlamento con perfezionamenti”. “Voglio credere che chiunque possa registrare un passo avanti, un cambiamento rispetto al testo precedente – ha deto il segretario dei democratici – Credo che il mio partito e la nostra gente siano soddisfatti e mi auguro che lo siano tutti”. “Ogni passo in più per la crescita va benissimo, parliamo di regole ma anche di dare un po’ di lavoro – ha continuato Bersani – Il concetto che ci stava a cuore (il reintegro, ndr) c’è. Poi nella discussione parlamentare, vedendo le norme, potranno esserci dei perfezionamenti”. In un’intervista al Tg3, inoltre, il leader del Pd ha spiegato i progressi sulla riforma, aggiungendo che ora “il Parlamento è chiamato a dare un contribuito, in un percorso che sia celere ma che permetta di migliorare le norme”. Per Bersani, è importantissimo il fatto che “il principio del reintegro c’è e l’onere della prova non è a carico del lavoratore”.

ANGELINO ALFANO
”Noi avremmo approvato anche la prima bozza perché rappresentava un punto decoroso di equilibrio per fare una riforma, attesa da tanti anni”: parole chiare quelle di Angelino Alfano, che nel corso di Porta a Porta ha sottolineato che il suo partito avrebbe già votato a favore della a proposito della intesa precedente sul lavoro, quindi non ha problemi ha dare il via libera sull’ultima versione. Il segretario del Pdl, però, non ha mancato di riservare una piccola provocazione agli ex avversari del Partito democratico, che per Alfano “non ce l’ha fatta a resistere alla tentazione di rimettere in mezzo i giudici” nel testo della riforma del mercato del lavoro. Per quanto riguarda il testo di legge, invece, l’ex Guardasigilli ha spiegato che “se noi fossimo il partito unico di maggioranza di governo avremmo fatto un altro ddl, ma abbiamo avuto ragione su alcune questioni, non su tutto. Crediamo che in Parlamento ci siano ancora i margini per migliorarlo”. “Il Pdl ha avuto soddisfazione su alcune richieste, tra cui quella sulle partite Iva – ha detto Alfano – Abbiamo ottenuto che si peggiorasse sull’articolo 18 rispetto all’intesa precedente, ma abbiamo ottenuto una maggiore flessibilità in entrata”.

RAFFAELE BONANNI
Sulla stessa linea d’onda il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni, per cui ”la questione che ci preoccupava di più è stata definita in modo ragionevole”. Bonanni, poi, ha sottolineato che “la raccomandazione fatta da noi al Presidente del Consiglio, e che lui raccolse, era di non far coincidere i licenziamenti economici con eventuali situazioni fraudolente delle aziende. La questione è stata chiarita – ha detto Bonanni – Ci sarà il reintegro nel caso le aziende tenteranno di portare avanti situazioni fraudolente. Ora è arrivato il momento di rasserenare il Paese come ci chiede il Presidente della Repubblica, ma soprattutto di risolvere i problemi dell’Italia che sono la mancanza di crescita e l’eccessivo peso fiscale. Per questo noi ci mobiliteremo nei prossimi giorni”.

SUSANNA CAMUSSO
Chi ha preferito scegliere il silenzio è il leader della Cgil Susanna Camusso. “Quando ci sarà un testo scritto della riforma del lavoro, vi diremo se c’è un passo avanti. Non vorremmo ritrovarci sorprese, come in altre occasioni”ha detto il segretario generale della Cgil a margine della proiezione di un documentario a Bologna. ”Finché non c’è un testo non commentiamo, siamo persone serie e non andiamo per sensazioni” ha aggiunto, mantenendo la linea del no comment. Ai giornalisti che la incalzavano, Camusso ha ribadito: “Non vorremmo ritrovarci sorprese come abbiamo trovato in altre occasioni”.

ANTONIO DI PIETRO
Unica voce fuori dal coro, invece, quella di Antonio Di Pietro, che ha sferrato un attacco frontale all’esecutivo: “Stanno recitando la commedia degli equivoci. Il governo getta fumo negli occhi dei lavoratori per coprire la vera natura del provvedimento: varare in Italia una legge per avallare i licenziamenti facili”. Il punto di vista dell’Italia dei valori è espresso in una nota a firma dell’ex pm e del responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi, che ha aggiunto: “Oggi l’articolo 18 stabilisce che un giudice, se non esiste un giustificato motivo per il licenziamento in aziende sopra i 15 dipendenti, reintegra il lavoratore al proprio posto. Stiamo parlando di 50 casi l’anno su circa 800mila interruzioni di lavoro – ha proseguito Zipponi – Secondo la nuova formulazione della norma, il giudice dovrebbe decidere se esiste o no il motivo economico. Se effettivamente questo motivo ci fosse, ma il licenziamento fosse ingiustificato, perché eccessivo o perché vi sono alternative, il lavoratore licenziato non sarebbe reintegrato, ma avrebbe solo un’indennità. Se invece il motivo economico fosse falso, il giudice potrebbe scegliere tra l’indennità e il reintegro. Insomma, viene demolito il punto di diritto fondamentale: il reintegro automatico laddove il giudice dichiari ingiustificato il licenziamento. Monti va oltre affermando che il giudice non dovrà entrare troppo in valutazioni. Ci chiediamo cos’altro deve fare un giudice se non conoscere, valutare e giudicare? Sicuramente vi sarà un aumento del contenzioso giuridico e dei tempi delle cause, poichè il giudice dovrà fare più di una valutazione”.

“Questa riforma – hanno aggiunto Zipponi e Di Pietro – avrà gravissime ripercussioni soprattutto su quelle fasce di lavoratori deboli e anziani ma troppo giovani per andare in pensione. Inoltre, non viene dato nulla alle nuove generazioni: le 42 forme di contratti precari sono lasciate inalterate ed è stata ridotta la copertura degli attuali strumenti di protezione sociale”. Per Di Pietro e Zipponi, quindi, “si tratta di una grave lesione democratica. Per l’Italia dei Valori l’art. 18 deve rimanere così com’è. Per questo, continueremo a fare una forte opposizione in Parlamento e nel Paese”.

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