Il suo nome (Richard Descoings) non dirà nulla a gran parte degli italiani. Morto ieri a 53 anni, in realtà è stato un grande, una sorta di rivoluzionario per la Francia. Uno dei rari rappresentanti dell’élite di quel Paese a capirne il problema fondamentale: il carattere, appunto, troppo elitista. La sua terribile ghettizzazione sociale: ignorata dai ricchi, foriera di rabbia e frustrazioni per gli altri. Da 16 anni direttore di Sciences Po, la scuola universitaria di Scienze politiche di Parigi, una delle fucine di quell’élite autorigenerante, Descoings ne aveva aperto le porte ai giovani delle periferie, comunque senza buonismo e demagogia. E il suo esempio (faticosamente) era stato seguito anche da altre istituzioni simili. Le compassate «grandes écoles».

In Francia le cose funzionano in questo modo. In gran parte dei settori, una volta superata la maturità, la scelta è fra le difficili grandes écoles, a numero chiuso, e le università, dove va la massa. Alle prime si accede mediante concorsi ostici, per i quali ci si prepara mediante uno o due anni di «classes préparatoires». Gli studenti si mettono nella prospettiva di entrare nelle grandes écoles già al livello del liceo. Tutto questo necessita soldi da parte della famiglia, da spendere per la monumentale preparazione, ma soprattutto energia e una conoscenza affinata del sistema. Di cui spesso dispongono solo le famiglie che già sono passate attraverso quel sistema.

Le statistiche parlano chiaro: la stragrande maggioranza degli ammessi proviene dalle classi sociali più elevate. E oggi più che 20 anni fa. Descoings decise di affrontare il problema, rompendo un vero tabù. Nel 2001 creò passerelle privilegiate per l’ammissione a Sciences Po, destinate agli studenti (comunque meritori) delle scuole dei quartieri più poveri. In dieci anni la quota degli allievi che beneficiano di una borsa di studio è passata dal 6 al 26% del totale. Sciences Po si è ormai popolata di tanti figli di immigrati. In parallelo Descoings ha reso la scuola più internazionale: attualmente il 40% degli studenti è straniero. E tutti gli iscritti devono trascorrere obbligatoriamente un anno di formazione all’estero. Dal dicembre scorso aveva introdotto pure un colloquio orale nel concorso d’ammissione per valutare tutte le esperienze dei candidati, non solo quelle scolastiche, ma anche di vita vissuta. Il suo esempio è stato seguito da altre grandes écoles. Ma con fatica, a causa delle resistenze della solita casta francese.

Descoings, di famiglia calvinista, era il classico alto funzionario francese d’altri tempi. Che vuole innanzitutto il bene del proprio Paese. E poi si aggiusta con le stupide manfrine della politica. Quando nel 2009 Nicolas Sarkozy non sapeva più come gestire la riforma del liceo, ricorse a lui. E Descoings non si tirò indietro (quante critiche da parte dei radical chic parigini…). Ma negli ultimi mesi partecipava come esperto a una commissione sulle discriminazioni sociali creata da François Hollande, candidato socialista alle prossime presidenziali. Alla fine non era né di sinistra, né di destra. Era prima di tutto un servitore dello Stato.

Lo hanno trovato nudo sul letto di un hotel di New York. Morto in condizioni misteriose, dicono. Di sicuro verranno fuori dettagli imbarazzanti. Nei prossimi giorni i media francesi non parleranno d’altro. Forse dimenticando la sua lotta. Peccato, meritava un’altra fine. Che riposi in pace.

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